E anche stavolta gli indiani hanno dato l’assalto alla diligenza. Alla faccia della lotta agli sprechi, in cauda alla legge Finanziaria, le solite trasversalissime lobby da basso impero hanno piazzato il venenum di aiuti e aiutini a questo o a quel cliente. I quasi 600 commi approvati dal Senato e ora all’esame della Camera – un solo articolo, ma molto denso – contengono di tutto: soldi al calcio femminile, soldi agli invalidi di guerra, soldi per la raccolta dei tartufi. Una vera e propria spalmata di miele stile prima repubblica.
Al netto degli interventi pro-forestali – sbagliati, ma in qualche modo si doveva pur uscirne – la mossa denota una propensione a predicare bene e razzolare male che sa tanto di malgoverno e sottobosco melmoso.
Intendiamoci, non è il caso scarmigliarsi come fanno le anime belle che non hanno l’onere della proposta, ma soltanto quello della denuncia. E non serve neanche affermare che con un governo di centrosinistra tutto questo non sarebbe accaduto perché dall’altra parte potrebbero rispondere che, no, non è vero. E la partita sarebbe finita lì, sul ballatoio, con una lite tra comari.
Bisognerebbe invece avere il coraggio di rilanciare. E dire: questa manovra, invece che diminuire la pressione fiscale, metterà le mani nelle tasche degli italiani in maniera subdola, costringerà le autonomie locali a… Basta così: adesso entrano in campo i comuni, le province, le regioni. L’Anci ha tuonato a destra e a manca che i minori trasferimenti dello Stato dissangueranno le casse e l’inevitabile soluzione sarà un rincaro della tassazione locale (ici, tassa rifiuti, affissioni, eccetera). Non c’è stato nessuno che si sia alzato in piedi e abbia fatto notare, sommessamente, quanto la logica dell’assalto alla diligenza viga pure a livello locale. E che – molto spesso – alcuni bilanci rasentino il rosso perché tanti sono i rivoli inutili attraverso i quali quel sangue si disperde. Siamo proprio sicuri che gli enti locali spendano bene – sempre – i soldi che arrivano dai cittadini?
Il Natale è un periodo bello. Ma può essere assunto come indicativo di questo andazzo. Le piazze e le strade delle città si stanno riempiendo di gazebo, mercatini, mostre, balli, drammaturgie, artisti itineranti, mimi, trampolieri, pagliacci, mangiafuochi, attricette amiche dell’assessore pincopallo, compagnie di danza del ventre del testaccio, bonghi africani, canti dei nativi d’America, laboratori di manualità, azulejos, trine e merletti.
E’ tutto necessario?
Sulla proliferazione di feste nei nostri centri storici, scrivevano Fruttero e Lucentini: «Che per gli abitanti, poi, il coinvolgimento sia fiscale… non fa che aggiungere piccante alla faccenda». Certamente la questione è più ampia e complessa. Di sistema, ecco. Però sarebbe bello se si potesse fieramente controbattere a Berlusconi: noi no, le diligenze le sappiamo tenere lontane dagli Apache.