L’inaspettata vittoria di Nichi Vendola ha scatenato reazioni veementi nel centrosinistra e nell’ampia cerchia di commentatori che alle sue vicende dedicano attenzione e studio. Il giorno dopo, naturalmente, come si conviene a uomini usi a meditare attentamente sulle vicende politiche prima di esprimere un’opinione, si è detto che quella scelta era una follia. A noi tuttavia non pare folle che a decidere sia solo, come pure si è lamentato, l’esigua minoranza degli appassionati che si sono recati alle urne. Il voto coatto non è il migliore esempio di democrazia liberale e che a decidere su qualsiasi argomento siano solo coloro che liberamente decidono di interessarsene dovrebbe essere scontato. Meno scontato ci pare il fatto che per decidere il candidato del centrosinistra alla presidenza della Puglia si siano mobilitate ottantamila persone: otto-zero-zero-zero-zero. Ci vogliono regole, certamente, così come sarebbe altamente auspicabile una più attenta (e più lunga) preparazione, quale non c’è stata in Puglia per le peculiari e infelici condizioni in cui è maturata la sfida tra Vendola e Boccia. Ma se l’esaltazione di quelle primarie così imperfette sarebbe un errore, altrettanto sbagliato sarebbe tornare indietro sul metodo perché insoddisfatti del risultato. Si migliori il metodo come è giusto e necessario, ma si evitino reazioni da amanti incompresi. Meglio cambiare un candidato per volere degli elettori, che chiedere il loro voto dichiarando che la prossima volta si cambieranno gli elettori. Altrimenti non c’è solo il serio rischio che gli elettori non gradiscano, ma soprattutto che la coalizione strappata alle grinfie delle primarie passi direttamente a quelle dei primari.