La notte del Superbowl

Negli Stati Uniti il Superbowl è l’evento sportivo più atteso dell’anno. Non è un caso che domini le classifiche degli ascolti televisivi e che faccia registrare le tariffe più alte per gli spazi pubblicitari. Sono molti i telespettatori americani – sepolti da pop-corn, costolette di maiale e tonnellate di birra – che fra una giocata e l’altra possono guardare per la prima volta le pubblicità che segneranno la stagione televisiva a venire. Non è raro che una partita così importante si decida sul piano tattico e allora, a fronte di una gara poco spettacolare, ci si può sempre consolare con qualche spot milionario o con le generose forme delle ragazze pon-pon. Quest’anno a Jacksonville i New England Patriots e i Philadelphia Eagles si sono giocati il “Vince Lombardi Trophy” nel Superbowl numero XXXIX ma per lunghi tratti del primo tempo la scena è stata rubata dalle spettacolari cheerleader che si dimenavano a bordo campo. Le difese hanno dominato a lungo il gioco, in particolare quella degli Eagles che ha fatto di tutto per contenere il temuto attacco dei Patriots. Dal canto suo Philadelphia ha giocato con il suo elemento più rappresentativo, il fenomenale wide receiver Terrell Owens, a mezzo servizio. Due chiodi e una placca nella caviglia a seguito di un’operazione subita a metà dicembre ne hanno fortemente limitato il gioco, ma lui ha comunque voluto essere della partita. Utilizzato a lungo per tenere impegnata la difesa mentre il quarterback Donovan McNabb andava a cercare Pinkston, Owens ha dovuto iniziare a ricevere palloni a seguito dell’infortunio occorso a quest’ultimo. A partita ormai compromessa il coraggioso T.O. (come lo chiamano i suoi tifosi) non è riuscito a fare il miracolo, ma è comunque risultato essere il migliore dei suoi. Su una gamba sola oltre 100 yard di ricezione sono un risultato che ha dell’incredibile, ma si sapeva in anticipo che contro questi New England Patriots, praticamente senza punti deboli, sarebbe stato quasi impossibile vincere. Non c’era nessuno fra gli esperti d’oltreoceano che avesse scommesso su una vittoria degli Eagles, e il pronostico è stato ampiamente rispettato. Quando Tom Brady, quarterback essenziale ma letale, ha iniziato a macinare giochi con precisione chirurgica non c’è stato nulla da fare per la sempre più stanca difesa di Philadelphia. I Patriots hanno perso una sola palla in tutta la partita e questa, in uno sport in cui si dice che vince chi sbaglia meno, è stata la chiave della gara. Il risultato finale è stato di 24 a 21, per la terza vittoria dei New England Patriots in quattro anni. Per la terza volta un solo field goal di differenza e, pur non calciandolo nel momento decisivo, ancora una volta l’infallibile kicker Vinatieri ha messo il suo sigillo sull’ennesimo successo della squadra di Boston. Una squadra fortissima, senza grandi individualità ma in grado di tenere il campo con una personalità e una potenza impressionanti. Il resto è una lunga striscia di record che porta i New England Patriots nell’olimpo delle grandi squadre nella storia di questo sport, dopo le “dinastie” dei Pittsburgh Steelers negli anni 70, dei dominanti San Francisco 49ers negli anni 80 e dei Dallas Cowboys nel decennio scorso. E’ proprio un grande anno questo per i tifosi di Boston, che dopo il successo di qualche mese fa nel baseball con i Red Sox, si ritrovano a festeggiare il nuovo trionfo dei Patriots. Ora manca all’appello solo la pallacanestro e i Celtics, con un piccolo miracolo, potrebbero mettere la ciliegina su quello che è già un anno indimenticabile per gli sportivi di Boston.