La preoccupazione del filosofo è di vedere, quella dello scienziato di trovare appigli. Il suo pensiero non è guidato dalla preoccupazione di vedere, ma di intervenire. Vuole sfuggire alla paralisi del vedere filosofico. Così spesso lavora come un cieco, per analogia. Una soluzione gli è riuscita? Egli la prova su qualcos’altro, poiché gli è riuscita. Lo scienziato ha la superstizione dei mezzi che riescono. Ma in questo tentativo per assicurarsi un appiglio, lo scienziato svela più di quanto veda in realtà. Il filosofo deve vedere dietro le spalle del fisico ciò che lo stesso fisico non vede.
Ma se il filosofo vuole vedere e capire troppo in fretta, rischia di lasciarsi andare alla Gnosi […]. È pericoloso lasciare piena libertà al filosofo. Fidandosi troppo presto del linguaggio, egli diverrebbe vittima dell’illusione di un tesoro incondizionato di saggezza assoluta contenuta nel linguaggio e di cui ci si potrebbe impadronire solo praticandolo […]. Se la Natura ingloba ogni cosa, non si può pensarla partendo dai concetti, per deduzioni, ma la si deve pensare a partire dall’esperienza, e specialmente a partire dall’esperienza nella sua forma più regolata, ossia a partire dalla scienza.
Maurice Merleau-Ponty, La natura
(a cura di Massimo Adinolfi)