Ci è piaciuto il Romano Prodi maratoneta di qualche settimana fa. Con scarpette, calzamaglia e numero sul petto ha voluto ancora una volta ribadire: io sono diverso antropologicamente dai performanti marinettiani del centrodestra. Sudore della fronte, sacrificio, costanza invece che zzzang-tumb-tum e distintivo. E’ – se vogliamo – un perfezionamento della cocciutaggine del ciclista: stessa abnegazione, solo – senza bicicletta – ancor più estrema. E questa tassonomia destra-sinistra, già oggettivata nella mistica del mediano, è ritornata prepotentemente nella poco utile polemica sugli orologi. Berlusconi ne ha uno da 414mila euro? E Prodi dice: «Sono impressionato». Ancora, a fortiori, il professore ha rispolverato una battuta del 1995: «Capisco che io possa sembrare Davide contro Golia: ma chi ha vinto alla fine?». Si tratta di variazioni sullo stesso tema: umiltà contro arroganza, temperanza contro sfrenatezza, formica contro cicala, diesel contro turbo inter-cooler. Una cosa da tenere bene a mente, però: lo «stile nell’essere fuori moda» – difeso orgogliosamente da Prodi – servirà a vincere se sarà giudicato à la page dalla maggioranza degli italiani.