La storia del pensiero non pronuncia sentenze sommarie: questo è vero, questo è falso. Come ogni storia, essa ha decisioni sorde; rende inoffensive o imbalsama certe dottrine, le trasforma in «messaggi» o in pezzi da museo. Ce ne sono invece altre che mantiene in attività, non perché ci sia una miracolosa corrispondenza o adeguazione fra tali dottrine e una «realtà» invariabile – questa verità puntuale o disincarnata non è sufficiente e nemmeno necessaria perché una dottrina sia grande – ma perché esse continuano a parlare al di là degli enunciati e delle proposizioni, intermediari obbligati se si vuol procedere oltre.
Sono questi i classici, i quali sono riconoscibili dal fatto che nessuno li prende alla lettera e che, tuttavia, quanto c’è di nuovo non è mai assolutamente fuori della loro competenza, poiché essi ne traggono nuovi echi, vi rivelano nuovi rilievi. Noi diciamo che il riesame di Marx sarebbe la meditazione di un classico, e che non potrebbe finire né con un nihil obstat, né con la messa all’indice.
Maurice Merleau-Ponty, Segni
(a cura di Massimo Adinolfi)