La tassa sulla carta igienica

Istigazione alla stipsi bella e buona, ecco cos’è la proposta di Al Lawsons, il senatore democratico della Florida che vorrebbe mettere una tassa sulla carta igienica. Un’inezia, sia chiaro: 2 centesimi a rotolo non sono nulla. I soldi però – è questa la nuova frontiera del welfare – potrebbero servire a migliorare il sistema fognario dei piccoli centri. E così uno pensa all’Italia e – mutatis mutandis (mai citazione latina è stata più indicata) – si pone alcune domande. Innanzitutto, si fa presto a dire 2 centesimi a rotolo. Da noi esistono i dieci piani di morbidezza, il doppio velo, la carta profumata col fiorellino, che presupporrebbero un’applicazione quantomeno modulata del prelievo. E poi come la mettiamo con alcuni spot pubblicitari che, affidandosi a delicate testimonial come Alessia Marcuzzi, fomentano con candore il transito intestinale, producendo surrettiziamente un incremento della base imponibile? Ma ciò che fa naufragare qualsiasi ipotesi di bench marking è il principio anglosassone no taxation without representation. Immaginate un parlamentare che caldeggi una simile tassa in Italia, gli affibbierebbero inevitabilmente l’epiteto di rappresentante degli stronzi. Sì, la Florida è proprio un altro pianeta.