Quando meno te lo aspetti, la tv sa ancora riservare piccole sorprese. Era sabato pomeriggio quando su Canale 5 ci siamo ritrovate sullo schermo lui. Lo abbiamo riconosciuto subito, era il nostro presidente: aveva il volto, la pettinatura, l’espressione e la mimica del presidente Bartlet. E infatti era nello studio ovale, proprio come il presidente Bartlet. Però sembrava un po’ più giovane e non parlava come un presidente ma più come un capo dello staff (non abbiamo perso tempo a chiederci cosa ci facesse West Wing su Canale 5, ché a imprevisti del genere siamo ormai abituate). La nostra confusione è aumentata quando al posto di Josh Lyman è arrivato Michael J. Fox. Avremmo potuto ipotizzare un inedito crossover tra West Wing e Spin City, ma non lo abbiamo fatto, perché a quel punto era già apparso Michael Douglas. Dalla postura e dall’autorevolezza non c’erano dubbi, era lui il presidente. E noi avevamo già capito che stavamo guardando un film: “Il Presidente – una storia d’amore”, quello con Michael Douglas e Annette Bening, in cui Martin Sheen e Michael J. Fox sono il capo e vice capo dello staff della Casa Bianca. E’ lì che abbiamo pensato che la tv è una scatola meravigliosa, che prende le nostre carte e le rimescola per bene. E se lo fa con la penna di Aaron Sorkin, per qualche secondo il mondo sembra davvero alla rovescia. Sì, perché Martin Sheen e Michael Douglas non dicevano cose simili a quelle che siamo soliti sentire da Bartlet e McGarry, ma proprio uguali. Come quando, attorno al biliardo, il presidente dice: “Io sono stato un economista” (ma dai? E magari adesso fa anche qualche citazioni in latino?) e fa l’idealista dalla grande visione, mentre il capo dello staff cerca di farlo ragionare e si capisce che se non fosse stato per lui il presidente sarebbe ancora solo un popolare professore. E ancora quando nel giardino Michael Douglas dice a Martin Sheen quel genere di cose che direbbe il presidente Bartlet (e cioè che in privato può chiamarlo Eddie, visto che si conoscono da molti anni) e Sheen, fra l’imbarazzato e lo stupito, risponde esattamente come risponderebbe Leo McGarry (e cioè: “Sì, signor Presidente”). La ragione di tutto questo temporaneo stravolgimento non era difficile da intuire: il film, uscito nel 1995, è stato scritto da Aaron Sorkin, la stessa mente geniale e ribelle che per quattro stagioni ha creato le splendide storie di West Wing. E dopo la fine del film, dopo che il presidente ha fatto il suo Grande Discorso con cui inchioda l’avversario, dopo che anche la portavoce (una donna proprio come C.J. Craig) lo ha applaudito commossa assieme all’intero staff, ci è apparso tutto più chiaro. Da tre anni stiamo alzate fino a ore disumane per guardare uno splendido, brillante e originalissimo telefilm messo insieme con degli avanzi. Stiamo alzate fin quasi alle due di notte, accasciate sul divano, a mandar giù polpette di fiction.