Bene hanno fatto esponenti del governo e dell’opposizione a dire subito che le polemiche sul caso Calipari non devono incrinare il rapporto con gli Stati Uniti, anche se tanto zelo – nel momento in cui emergeva quello che sta emergendo – ci ha ricordato alcune singolari discussioni sul caso Cannavaro, giocatore sanissimo autofilmatosi prima di una partita mentre un medico gli iniettava un farmaco per cardiopatici. E tutti a spiegare come il farmaco non fosse espressamente vietato e come nessuno debba ergersi a giudice né sputare sentenze, in un crescendo garantista che davvero non sembrava di essere in Italia. Ma non è questo il momento dell’antiamericanismo. Al contrario, l’incredibile vicenda degli omissis del Dipartimento di stato sconfitti da un semplice copia e incolla è la prova di quanto risibili siano tutte le teorie della cospirazione contro gli Stati Uniti. Il paese da cui promanerebbe ogni sorta di trama oscura che non è nemmeno in grado di proteggere i nomi dei suoi soldati. Nell’Italia di Ustica e delle stragi di stato, dove gli omissis sono una cosa seria – tragicamente seria – forse è venuta l’ora di piantarla sia con l’ipocrisia alla Cannavaro, sia con simili tesi complottistiche. Dai documenti sono emerse gravi responsabilità che non è possibile e non è giusto addolcire, tanto più gravi se si tiene conto della condotta a dir poco arrogante tenuta dagli americani (i responsabili italiani nella commissione di indagine hanno parlato esplicitamente di “prove manomesse”). Quello che è emerso è più che sufficiente e non c’è dunque bisogno di andare a caccia di oscuri complotti. Tantomeno nel paese di Giulio Andreotti, dal quale comunque i nostri superpotenti alleati avrebbero ancora molto da imparare.