Omissis

Prima che dall’Udc, Silvio Berlusconi è stato abbandonato da un alleato molto prezioso e che finora si era dimostrato assai più fedele: la fortuna. Questa è la semplice ragione per cui anche gli ambiziosi progetti di federazione del centrodestra e di un ordinato svolgimento del tema della sua successione sembrano ormai di difficile realizzazione. Il caso degli omissis ricomparsi nella relazione americana (vedi articolo in terza pagina) rappresenta solo l’ultima tegola che cade sulla non più calva testa del presidente del Consiglio. Dietro quegli omissis sono emerse le mancate comunicazioni, le leggerezze e l’inefficienza della catena di comando americana, rendendo ancor più insopportabile l’atteggiamento giustificazionista, difensivo e a tratti persino intimidatorio che ha caratterizzato la condotta statunitense, dalle immagini satellitari consegnate a una rete televisiva fino alle voci diffuse su presunte registrazioni compromettenti per il leader di Forza Italia. Sono caduti così anche molti altri fragili omissis che hanno coperto finora le scelte e la linea politica del governo italiano: alleato della coalizione dei volenterosi senza nessuna voglia di fare la guerra, schierato con gli americani ma deciso a liberare gli ostaggi con ogni mezzo e costretto per questo a operare come stretto tra due nemici. Propaganda neocon e prassi andreottiana in Iraq, propaganda democristiana e prassi filoamericana in Italia. In equilibrio su questa duplice ambiguità si è mosso finora il governo italiano, a volte con abilità e spregiudicatezza, altre volte con timidezza e superficialità. Ma sempre sul filo del rasoio, nel tentativo di incassare i benefici dell’alleanza con gli Usa senza pagarne il prezzo. Temiamo che il conto stia per arrivare.