Andy Roddick e il senso del pudore

Sei Andy Roddick. Giovane, belloccio, tennista di successo. A ventitré anni hai già vinto uno U.S. Open e sei il numero tre della classifica mondiale. Sei agli Internazionali d’Italia (anzi, ai Telecom Italia Masters, per fare più scena) e sei la prima testa di serie nonostante tu sulla terra rossa faccia pietà, col tuo tennis fatto di un servizio potentissimo e poco altro. Sei già stato fortunato a trovare al primo turno Greg Rusedski, che gioca nella tua stessa maniera ma ha dieci anni più di te, e al secondo turno un terraiolo in fase calante come Albert Costa. Sei stato bravo a vincere il primo set col promettente spagnolo Fernando Verdasco. Tu sei il numero tre del mondo, lui è il numero cinquantasei, teoricamente non dovrebbe esserci partita. E invece, come tutti gli iberici, sulla terra fa faville sparando pallate da fondo. Sei stato bravissimo a ottenere ben tre match-point al tie-break del secondo set. E allora perché hai voluto fare il beau geste, perché hai detto all’arbitro che stava segnalando il doppio fallo al tuo avversario e la tua conseguente vittoria: “No, guarda, la palla è buona”? Lo sanno tutti che, come sempre succede in questi casi, avresti dato un enorme vantaggio psicologico al tuo avversario e che avresti perso, come in effetti è successo. Forse lo hai fatto per correttezza. Ma anche se avessi fatto il furbo, al turno successivo saresti andato contro Guillermo Coria, uno dei migliori tennisti in circolazione sulla terra battuta, finalista al Roland Garros di due anni fa (e che è stato battuto solo in finale, domenica scorsa, dal diciottenne spagnolo Rafael Nadal, dopo una lunghissima partita durata oltre cinque ore e decisa al tie break del quinto set). E nell’ipotesi leggendaria in cui lo avessi battuto, in semifinale avresti trovato André Agassi, che a trentacinque anni non sembra avere alcuna intenzione di starsene a casa con la sua Steffi Graf a badare ai pargoli (e non possiamo dargli torto, viste le sue ultime prestazioni). Per cui, in fondo, forse l’hai fatto per senso del pudore.