A Genova, dopo l’ennesima segnalazione, la Polfer è dovuta intervenire e mettere in galera Blef, Syre e Sherif, i nomi di battaglia di tre graffittari che rendevano meno anonimi i vagoni parcheggiati in stazione. Tra le accuse c’è pure l’interruzione di pubblico servizio: le scritte coprono i segnali ferroviari sulla lamiera e costringono Trenitalia a tenere ferme le carrozze. Così, quando l’altoparlante annuncerà la soppressione di un treno per “mancanza di materiale”, invece che sorridere con disincanto rabbioso, i pendolari potranno prendersela con qualcuno.
In Dominio e sabotaggio Toni Negri teorizzava – appunto – il sabotaggio come mezzo di autovalorizzazione dell’«operaio sociale». Le attività di «franco tiratore» destabilizzano lo «Stato-piano» mettendo il bastone nell’ingranaggio. E la spray art un po’ antagonista lo è, almeno nell’autopercezione dei suoi autori.
Arte o non arte, diciamolo chiaro: sporcare treni è un danno che ricade sulla comunità. Sarebbe ingiusto però – e forse troppo gratificante per i writers – far passare l’idea che una bomboletta crei tutto ‘sto casino. Non vorremmo che domani qualche urbanista creativo convinca il sindaco di turno ad abolire con un ukase tutti gli skate. Perché di chi volete che sia la colpa del traffico nelle grandi metropoli?