Pur avendo avuto una carriera da far invidia a molti, Lawrence Dallaglio deve avere pensato parecchio, in questi anni, a quanto di più avrebbe potuto raccogliere, se solo fosse andato a letto presto una sera del ‘99. Era stato lui il prescelto dal coach Woodward, due anni prima, per essere il capitano della rifondata nazionale inglese di rugby. Dallaglio era stato preferito a Martin Johnson, fresco capitano dei British Lions, la selezione dei migliori giocatori delle isole, reduce dal vittorioso tour in Sud Africa. Preferito perché una terza linea, invece di una seconda come Johnson, marcava un taglio col passato, la ricerca da parte dell’Inghilterra di un rugby di movimento, più moderno. Per essere un capitano migliore aveva anche cambiato ruolo, da “blindside” a numero otto. Non si può guidare una squadra che gioca un rugby di movimento dalla posizione di blindside, dicevano i critici, e lui si era adeguato. Era perfino più telegenico del suo rivale (non ci voleva molto, in effetti), sembrava baciato dalla fortuna.
Poi ci fu lo sbaglio di quella sera. La ragazza carina al pub che voleva sapere tutte quelle cose, Lawrence che magari era un po’ bevuto, e sicuramente con la lingua troppo sciolta. La fan, era una giornalista del News of the world, e Dallaglio si ritrovò in copertina. Tossico, cocaina.
Ne era fuori, aveva smesso, era roba vecchia, ma la storia era su tutti i giornali: il capitano della nazionale di rugby è un cocainomane. Addio gradi di capitano, addio nazionale. Poteva considerarsi fortunato se l’avevano ripreso in squadra dopo un po’ di purgatorio. Era pur sempre, e di una bella spanna, il miglior numero otto d’Inghilterra. Ma fare il capitano no, quello poteva scordarselo, ormai a sollevare i trofei e a fare i discorsi alle cene era Martin Johnson, il suo antico rivale.
Una seconda occasione il destino sembrava avergliela data alla fine del 2003. Johnson, vinta la coppa del mondo, aveva deciso di abbandonare la nazionale, e i galloni erano tornati a Dallaglio. Ma non era un onore, era una grana. Ritiri, infortuni, una squadra che perdeva i pezzi e l’identità, e i peggiori risultati degli ultimi anni. Grazie Martin, bel regalo mi hai fatto – deve aver pensato. Dopo meno di un anno decise di averne abbastanza, anche lui era un campione del mondo in carica e si meritava il riposo come gli altri veterani. Avrebbe giocato solo per il suo club, i London Wasps.
Così sabato scorso, quando la finale della Zurich Premiership ha opposto gli Wasps di Dallaglio al Leicester di Johnson, che giocava la sua partita di addio, tutta l’attenzione era per il rivale.
Il più grande giocatore della storia d’Inghilterra, dicevano i giornali. Il grande capitano che si ritira giocandosi il titolo di campione d’Inghilterra, una festa annunciata, che gli Wasps potevano solo rovinare. Ma perché il destino doveva accanirsi solo con te, Lawrence? Risultato finale: Wasps 39, Leicester 14. A sollevare la coppa, con il sorriso del killer sulle labbra, Lawrence Dallaglio.