Sognatori

Il fallimento del vertice europeo incapace di trovare un accordo sul bilancio comunitario, l’interruzione delle ratifiche dopo i no francese e olandese, la declinante vicenda politica di Jacques Chirac e la quasi sicura sconfitta del Cancelliere Schroeder alle prossime elezioni non autorizzano soverchi entusiasmi sul futuro dell’Europa. Lo scontro tra un Blair geloso del proprio “sconto” nei contributi alla cassa comune e uno Chirac deciso a trattenere buona parte di quei soldi nei sussidi all’agricoltura (specialmente francese) disegnano efficacemente il quadro che rappresenta lo stato dell’arte. Alla linea britannica (ma sarebbe meglio dire anglosassone) di un’Unione ridotta a mera area di libero scambio non si può opporre ancora la retorica del sogno federalista. Occorre semmai lavorare alla costruzione di uno spazio politico europeo che forzatamente non potrà che essere inizialmente un nucleo ristretto, un’avanguardia politica all’interno di un’Unione più larga, inevitabilmente meno compatta e più conservatrice. Ma il ritorno delle identità e degli interessi nazionali non possono tenere al palo le forze decise a proseguire sulla strada dell’unità politica, senza che questo debba significare la spaccatura dell’Unione. Stiamo parlando dell’Europa, si capisce, ma in fondo anche dell’Italia (e del centrosinistra).