Si suole chiamare bellezza l’insieme delle proprietà mentovate, così nelle figure geometriche come nei numeri, per una certa loro finalità a priori rispetto a usi diversi dalla conoscenza, che non si aspettava dalla semplicità della loro costruzione; si parla così, per esempio, di questa o di quella bella proprietà del cerchio. Ma il giudizio con cui le troviamo finali, non è punto un giudizio estetico; non è un giudizio senza concetto, che denota una semplice finalità soggettiva nel libero giuoco delle nostre facoltà di conoscere; ma è un giudizio intellettuale secondo concetti, il quale ci fa conoscere chiaramente una finalità oggettiva, vale a dire la adeguatezza a scopi d’ogni genere (infinitamente diversi). Si dovrebbe chiamarla piuttosto una perfezione relativa che una bellezza delle figure matematiche.
(Immanuel Kant, Critica del giudizio)
a cura di Massimo Adinolfi