La sfera segreta del power

La Sfera Segreta è la sorgente delle emozioni e della creatività che ognuno ha dentro di sé. Qualcuno sente la necessità di esprimere ciò che custodisce nella sfera; altri, in condizioni diverse, preferiscono lasciarlo assopito”. In questa breve dichiarazione del fondatore e lead guitar Aldo Lonobile, sono riassunti la genesi del nome “Secret Sphere” e la filosofia del power-group italiano: formazione fra le più conosciute e accreditate, in patria e all’estero, con quattro album all’attivo, l’ultimo dei quali, “Heart and Anger”, uscito lo scorso Maggio.
La band nasce nel ’97. Dopo due cambi di formazione in meno di un anno, arriva alla line-up definitiva: oltre a Lonobile, Ramon Messina alla voce, Paco Gianotti alla chitarra, Andrea Buratto al basso, Antonio Agate alle tastiere e Cristiano Scagliotti alle percussioni. Dopo l’incisione del demo “Between Story And Legend” (’98), Scagliotti viene sostituito da Luca Cartasegna; esordio full-lenght nel ’99 con “Mistress Of The Shadowlight”, seguito da “A Time Nevercome” (’01), entrambi per la Elevate Records. La qualità dei due lavori, oltre alla favorevole accoglienza critica, attira l’attenzione della Nuclear Blast Records, che produrrà i successivi: “Scent Of Human Desire” (’03) e “Heart And Anger” (’05). Prima delle registrazioni di quest’ultimo, Cartasegna lascia la band, sostituito da Daniel Flores degli svedesi Mind’s Eye.
“Heart And Anger” appare come il miglior lavoro dei Secret Sphere: in un genere come il power, dove essere originali e innovativi è difficile (infatti, molti rinunciano in partenza), il sound del gruppo riesce a comunicare passione, sensualità e genuinità che permettono di oltrepassare i limiti del canone. Se il sito ufficiale del gruppo informa che “sesso, amore e passione in generale sono tra le fonti principali d’ispirazione per la band”, le tredici tracce del nuovo lavoro s’incaricano di dare corpo e materia alla “sfera segreta”: il connubio tra sonorità metal e richiami classici, tra ruvidi riff di chitarra e complesse partiture orchestrali, tra allegoriche atmosfere medievali e bruschi richiami contemporanei, riesce con assoluta naturalezza. Dall’iniziale “Endless”, quasi colonna sonora da film; alle incalzanti “Where The Sea Ends” e “First Snake”, quest’ultima arricchita dalla partecipazione di Roberto Tiranti, voce dei Labyrinth; notevole anche “Lights On” e “Leonardo Da Vinci”, in un album omogeneo per ispirazione e qualità. Ottimo il lavoro dei Secret Sphere agli strumenti e ottima anche la performance della “Secret Simphony Orchestra” riunita per l’occasione, ben cinquanta elementi tra i quali anche musicisti della Scala di Milano. Ciò che consente di ribadire, nella circostanza, come la musica non abbia steccati e le divisioni tra “colto” e “inclita” o tra “classico” e “moderno” (con impliciti giudizi di valore) appartengano alla “sfera” di chi vorrebbe tracciare confini sempre impermeabili e difendere presupposte isole di purezza, non solo culturale.