Tramonto e polvere

Un uragano che semina devastazione ovunque, una casa che vola via, un tentato stupro che termina con un omicidio. E una pioggia di pesci. Il tutto in due pagine e mezzo. Inizia così Tramonto e polvere, il nuovo romanzo di Joe Lansdale. Poi il ritmo rallenta un po’, appena il necessario per non far venire il fiatone al lettore. Verrebbe quasi da dire che in quelle due pagine e mezzo c’è tutto Lansdale: la protagonista che fa la sua comparsa in scena commettendo un omicidio (che sia lei la buona non ci sono dubbi, intendiamoci, ma i buoni da queste parti sono così, un po’ stronzi); la natura che regna sovrana in questa grottesca atmosfera tra piogge di pesci, invasioni di cavallette e altre catastrofi; lo stile della narrazione, crudo e ironico.
Ma nei libri di questo cinquantenne scrittore americano, figlio di un meccanico analfabeta che si guadagnava da vivere con gli incontri di wrestling, c’è molto di più. Innanzitutto c’è il Texas, quel Texas che “è uno stato mentale, più grande di quanto tu possa pensare”. E ci sono i veri texani che “nascono e crescono nutrendosi di miti e leggende a tal punto che alle volte ne diventano loro stessi”. I libri di Lansdale sono pieni di gente così, e Tramonto e polvere contribuisce ad arricchire l’antologia: un cantastorie dai molti segreti, un enorme gigante nero (“quanto peso non lo so, ma se non le cado addosso è meglio”), uno grande quasi come il primo ma dalla doppia personalità (e infatti si chiama Two), un cattivo più cattivo degli altri cattivi ma anche parecchio ridicolo, con parrucchino e bombetta. E poi ci sono i misteri, che nei libri di Lansdale non mancano mai, con i malvagi a cercare di proteggerli e i buoni che si ritrovano a indagare quasi per caso. Ma soprattutto c’è il modo in cui lo scrittore americano racconta le sue storie: un’impetuosa narrazione in cui confluiscono tutte le sue passioni, da quelle più popolari a quelle più alte. Western e fumetti, horror e fantascienza, ovvero quella cultura americana spesso considerata di serie b ma che più di ogni cosa ha contribuito in questi anni a rigenerare il mito americano (e a formare milioni di persone).
Non manca però neanche l’eco della grande letteratura. Mark Twain, Faulkner, Steinbeck. Tutto viene rimescolato come in un frullatore e quello che ne emerge è una cosa strana, ma dall’indiscutibile potenza narrativa. Si potrebbe legittimamente pensare che in questo non vi sia niente di nuovo. Negli ultimi tempi non è mancato chi abbia sperimentato commistioni di generi e innovazioni narrative, nella letteratura come nel cinema, partendo proprio dal recupero di quello che non per nulla si usava chiamare pulp fiction. Tanto che l’idea stessa della contaminazione è divenuta l’unica musa di molti artisti, facendosi fine (in entrambi i sensi) delle loro opere.
Non è quello che capita nei libri di Lansdale, in cui il frullato, oltre a essere saporito, risponde sempre a una stringente esigenza funzionale. E questo vale per la serie di romanzi che raccontano le improbabili avventure di due strampalati personaggi, Hap e Leonard (il primo un bianco democratico eterosessuale, il secondo un nero gay reazionario); vale per La sottile linea scura, splendido romanzo di formazione ambientato nella provincia americana degli anni Cinquanta; e vale per Tramonto e polvere, sull’America della grande depressione. E forse è proprio il convivere di suggestioni moderne e di storie antiche a rendere gli ultimi due i libri più riusciti nell’enorme produzione di Lansdale. Ma ciò che ce lo rende così caro è che anche in questo caso vale quello che proprio qui è stato scritto a proposito del basco Bernardo Atxaga, e cioè che “al di là di qualsiasi considerazione sullo stile, grattate via le bucce che gli intellettuali si divertono a fare alle parole e al loro semplice significato, quello che resta è l’intuizione poetica (o narrativa). A dimostrazione del fatto che anche nell’arte, nonostante tutti gli sproloqui idealistici, quello che conta sono le idee”.