Possiamo ora renderci conto come sia perfettamente verosimile che una società di atei si comporti secondo norme civili e morali allo stesso modo delle altre società, purché essa provveda a far punire severamente i delitti, e attribuisca a determinate azioni carattere onorevole o infamante. Come l’ignoranza di un primo essere creatore e conservatore del mondo non impedirebbe ai membri di tale società di essere sensibili alla gloria e al disprezzo, alla ricompensa e alla pena, e a tutte le passioni che riscontriamo negli altri uomini e non offuscherebbe minimamente i lumi della ragione, così potremmo trovare tra loro gente leale nel commercio, caritatevole verso i poveri, nemica dell’ingiustizia, fedele agli amici, capace di sopportare le ingiurie, di rinunciare alle voluttà del corpo, incapace di fare torto a chicchessia; sia perché il desiderio di lode la spinga a tutte queste belle azioni, che non potrebbero non avere la pubblica approvazione, sia perché spinta dal desiderio di conservarsi amici e protettori in caso di bisogno. Le donne rispetterebbero scrupolosamente la pudicizia, come mezzo infallibile per acquistare l’amore e la stima degli uomini. Non dubito affatto che potrebbero anche accadere delitti di ogni specie, ma non più che nelle società degli idolatri, perché tutti i movimenti dei pagani, sia per il bene che per il male, si troverebbero identici in una società di atei, cioè le pene e le ricompense, la gloria e l’ignominia, il temperamento e l’educazione. Perché per quanto concerne la Grazia santificante, che ci riempie di amore di Dio, e ci fa trionfare sulle nostre cattive inclinazioni, i pagani ne sono tanto sprovveduti quanto gli atei.
(Pierre Bayle, Pensieri diversi sulla cometa)
a cura di Massimo Adinolfi