A pesca nella Louis Vuitton Cup

Ma non lo sapete che è proibita la pesca a strascico? Questa è la tipica battuta che accoglie al suo rientro in porto un equipaggio che ha fatto finire in acqua il proprio spinnaker (la grande vela di prua), come gli sfortunati ragazzi di +39 venerdì a Trapani. Ammainare lo spinnaker è tra le manovre più difficili su una barca a vela, e lo spinnaker di uno ACC (il tipo di barca con cui si corrono la Coppa America e le manifestazioni collegate) è una vela da quattrocento metri quadri.
Finché c’è vento leggero le manovre si eseguono in relativa tranquillità, e i piccoli errori vengono perdonati, ma basta una giornata di vento fresco, come si dice in gergo, e la minima sbavatura viene punita. Nei giorni scorsi durante l’atto della Louis Vuitton Cup un vento medio attorno ai 15 nodi (28 km/h) non fortissimo in senso assoluto ma superiore alle condizioni che gli equipaggi avevano trovato nelle regate precedenti, ha messo sotto stress uomini e mezzi. Rotture alle vele e all’attrezzatura, riparazioni d’emergenza, caramelle (cioè lo spinnaker che si attorciglia su se stesso, o peggio attorno allo strallo, il cavo d’acciaio che sostiene l’albero a prua) e perfino qualche “tonnara”, l’involontaria pesca fatta con le vele di cui si parlava in apertura.
Gli “atti” della Louis Vuitton Cup che per quest’anno si concludono proprio in Sicilia, e ricominceranno la prossima primavera a Valencia sono fondamentalmente, per i partecipanti, delle grandi sedute di allenamento; i punti in palio sono infatti poco significativi (le regate davvero decisive si disputeranno tra oltre un anno, nell’aprile del 2007), e così i team migliori cercano di capire a che punto stanno gli avversari, mentre gli ultimi arrivati fanno esperienza e provano a colmare il divario col gruppetto di testa. Anziché togliere interesse alle regate questo fatto permette di godersi lo spettacolo velico con una certa libertà, e lo spettacolo, con condizioni meno tranquille del solito, è stato davvero notevole.
Se le regate con vento leggero hanno l’aspetto e i tempi di una partita a scacchi, e quindi un fascino prettamente “cerebrale”, il vento fresco riporta in primo piano l’elemento naturale, e la bravura degli equipaggi non si misura solo nella meccanica esattezza delle virate, ma anche nella capacità di fronteggiare le situazioni impreviste che il campo di regata presenta loro. Perfino gli imbattibili campioni di Alinghi, detentori della Coppa, sono sembrati umani quando domenica hanno rotto il moschettone che sostiene la randa. Ma l’impressione è durata solo un minuto, il tempo per il prodiere di salire in cima all’albero e di mettere a punto una riparazione di emergenza e la barca svizzera ha ripreso a marciare con un passo superiore agli avversari. In Svizzera non sanno cos’è, la pesca a strascico.