Pigi Battista è una bella testa. Lo riconobbe anche Emilio Fede, intervistato da Sabelli Fioretti, denunciandone però una certa aria triste da travet. Ora, la seconda parte del Fede-pensiero ci è tornata in mente leggendo un editoriale, scritto dal vicedirettore del Corsera con lo zelo dell’impiegato del Corsera. Per difendere Casini dice: “Due settimane e mezzo fa D’Alema dichiarò: «Ritengo che sarebbe un bene per il paese se avessimo una destra di tipo europeo guidata da un uomo come Casini». Oggi per D’Alema lo stesso Casini è diventato nientemeno che l’occulto «regista di un colpo di mano». Che cosa avrà fatto di così sconvolgente Casini per meritare un simile giudizio?”.
Ha fatto molto. Ed è ininfluente riconoscere che finora, da parte del presidente della Camera, non c’è stato alcun atto documentabile di prevaricazione (formale) delle regole. La scorrettezza sta più su. Sta nell’aver fatto legna del referendum del 1991 in cui 26.896.979 italiani – non la maggioranza dei votanti, si badi bene, ma la maggioranza e basta – scelse che sì, era il tempo di cambiare legge elettorale. E’ questa la scorrettezza (di sostanza) dell’uomo delle istituzioni. Dunque perché parlare dello “stesso Casini”? Appare del tutto legittimo che via Solferino preferisca il “nuovo” presidente della Camera, ma la prossima volta pubblichi una sua lettera al giornale e lasci libera l’intelligenza dei suoi funzionari di scorrazzare nella pagina dei commenti.