Dobbiamo essere grati allo spiritismo che, con i suoi buffi rapporti con l’oltretomba degni della mentalità di defunte cuoche, soddisfa il grossolano bisogno metafisico che, se non proprio Dio, vuol propinarci almeno gli spiriti come una vivanda che al buio corre gelata lungo l’esofago […]. Se oggi qualcuno raccontasse che Dio gli ha parlato, lo ha preso per i capelli facendogli male e l’ha tirato a sé, oppure gli è entrato nel petto in una maniera non tanto comprensibile ma soavissima, queste precise immagini non sarebbero credute da nessuno, meno che mai dai sacerdoti qualificati, i quali come figli di un secolo razionale hanno un’umanissima paura di esser compromessi da fedeli esaltati o isterici”.
(Robert Musil, L’uomo senza qualità)
a cura di Massimo Adinolfi