Lo vogliamo dire subito: il partito democratico – adesso – non ci convince. E lo diciamo in modo pragmaticamente anglosassone. Cioè, intanto la sinistra pensi a vincere quanto più possibilmente unita rifuggendo la tentazione massimalista dell’armageddon, poi dia fiato alle trombe della discussione con tutti gli ismi al loro posto. E non è un rimandare furbino il nostro: è igiene logica. Anche perché abbiamo la sensazione che in questo titanico gettare il cuore oltre l’ostacolo ci sia – da parte di qualcuno – una certa propensione a buttarla in caciara. Scientemente.
Prendiamo Rutelli: non è elegante origliare da dietro la porta però ci piacerebbe sentire cosa dice ai suoi. Perché delle due l’una: o questa rinata febbre unitaria è una mossa tattica per non farsi vampirizzare dal Prodi post-primarie (e allora basta enfasi e chiamiamo le cose col loro nome) oppure è l’ammissione di uno sbaglio. Il 16 ottobre infatti è stata la Caporetto della vecchia linea autonomista della Margherita. E se uno commette certi errori di interpretazione, forse è meglio che la “svoltona” la faccia prima di tutto a casa sua.