Per risultare eleganti è necessario essere piuttosto magre, aggraziate e di preferenza benestanti – almeno per brevi tratti, presumibilmente quelli tra un cambio di guardaroba e l’altro. Chiunque si culli nel pregiudizio delle mezze stagioni inesistenti non ha mai preso il primo caffè del mattino davanti alla rassegna stampa delle previsioni del tempo: è ottobre il mese più crudele, a saper leggere gli estratti delle carte di credito. A nulla valgono gli sforzi dell’ultimo momento, per affrontare con spigliatezza equivoci cieli grigi occorre metodo, occorre strategia. Occorre investire in conoscenza. Per soli tredici euro Madame Genevieve Antoine Dariaux fornisce principi di base e arguti consigli “per la donna che desidera essere vestita bene e in modo adatto in ogni occasione”, compreso l’autunno. Il libro è Guida all’Eleganza (Mondadori), una vecchia conoscenza delle adepte di letteratura per signorine: la prima edizione – 1964 – è alla base di Elegance, volumetto in voga qualche anno fa. La signora, già direttrice della Maison Nina Ricci a Parigi, riduce le fondamenta per una costruzione stabile della propria immagine a due elementi: un soprabito e un filo di perle. Sacrosanto. Basti ricordare Sharon Stone, all’inaugurazione della boutique di Louis Vuitton, vestita solo di un cappotto. Oppure Kate Moss – prima della nota serie di sfortunati eventi – con indosso solo qualche goccia di profumo e una collana, per Mademoiselle Chanel.
Per chi sperasse in soluzioni un po’ più pratiche, la salvezza è negli accessori. Borse e scarpe, innanzitutto. Milioni di donne non possono sbagliare. Indispensabili una linea in nero, una in marrone e una nei toni del beige; preferibile ognuna nelle due versioni: sportiva e habillé. Altrimenti è proprio inutile cominciare: niente come una borsetta malriuscita avvilisce il più raffinato dei completi. E dal momento che, in tempi di crisi, non c’è spazio per lo spreco, conveniamo all’istante che no, responsabilmente non possiamo permetterci acquisti a buon mercato. Il risparmio ha come unica misura plausibile il costo unitario: il prezzo totale dell’oggetto diviso per il numero di volte in cui lo si è indossato. Quindi, partendo dalla regola aurea per cui l’unica occasione adeguata alla pelle di coccodrillo è il pranzo, considerando poco praticabile la destinazione di un cassetto in ufficio a custodia della borsa da sfoggiare in sala mensa e arrivando a prevedere, in media, un pranzo mondano a settimana, in dieci anni quella Birkin di Hermés sarà l’affare della vita. E’ scienza economica. Per agevolare il raggiungimento dello scopo, si accettano sottoscrizioni, contanti o inviti a pranzo. Ma se una borsa può essere per sempre, le scarpe impeccabili – aggiunge Madame Dariaux – sono soltanto quelle nuove. Consapevole della responsabilità, anche penale, implicita nell’affermazione, cerca poi di correre ai ripari e condanna senza esitazione modelli indossando i quali nessuna ragazza vorrebbe essere trovata morta. Punte acuminate, zeppe, lacci alla caviglie, tinte brillanti di giorno, ballerine oltre i vent’anni, sandali in città e stringate bicolori fuori dai campi da golf. Inoltre, qualunque calzatura sia stata progettata intorno al principio unico della comodità. Il numero di décolleté tra il nero e il beige a disposizione sul mercato è senza dubbio finito, la gestione del budget ne trae immediato giovamento.
Nella revisione semestrale del guardaroba, propedeutica a qualsivoglia spedizione di caccia grossa per le vie del centro, è essenziale tenere conto anche del carnet di viaggi in programma. I voli last minute sono i peggiori nemici di una Signora. In ogni caso, è scritto con chiarezza disarmante: una certa abbondanza nel bagaglio vale tutte le scenate dei soliti accompagnatori minimalisti, turisti del buon gusto. Uomini che, a sentir lei, sarebbero attratti da “gonne ampie, vita sottile e aspetto snello”. Non a caso, Dariaux fa coincidere la classifica delle Dieci Donne Meglio Vestite con quella delle Dieci Donne Più Affamate del mondo, e con grazia sublime non risparmia crudeli divieti alle “opulente”, che si trovano negata persino la consolazione di un golfino. Rimangono le linee a trapezio e – vale anche in gravidanza – un’ampia scelta di stole e pashmine. Che non si abbiano a vedere pancioni ostentati caracollare come Britney Spears né, in seguito, bimbe agghindate alla maniera di Lourdes Maria Ciccone.
L’eleganza, d’altra parte, è privilegio dell’età, è quello che rimane quando gli orli scendono sotto il ginocchio e gli sguardi ammirati devono essere deviati altrove. Vale la pena, quindi, sfruttare gambe giudiziosamente abbronzate finché si è in tempo e guadagnare quei fili di perle – o quelle borse di coccodrillo – che certamente assicureranno una maturità distinta. E armadi lastricati di buone intenzioni.