Pertanto, quando l’oratore che non conosce il bene e il male intraprende a persuadere una Città che si trova nelle medesime sue condizioni […] facendo l’elogio del male come se fosse un bene, e, presa dimestichezza con le opinioni della moltitudine, persuada questa ad operare il male invece che il bene, quale frutto ritieni che l’oratoria di conseguenza potrà raccogliere dalle cose che ha seminato?
(Platone, Fedro, 260 C-D)
a cura di Marco Beccaria