Noi crediamo in Jack Bauer. Non vogliamo che ci sia alcun dubbio in proposito. E’ l’unica regola che conta in 24. Noi crediamo in lui e in tutto ciò che fa, anche quando le sue scelte sembrano un sicuro suicidio, cosa che peraltro succede piuttosto spesso. Perché seguire 24 è soprattutto una questione di fede: fede nel protagonista. Quelli che perdono tempo a farsi domande sulle procedure adottate, sull’opportunità di certe mosse o sulla logica della trama si stanno distraendo con inutili questioni che non hanno la minima importanza. Hanno perso la fede, o peggio non l’hanno mai veramente avuta. Il fatto è che nella terza stagione, che va attualmente in onda su Rete 4, ce la stanno mettendo davvero tutta per farci venire alcune di quelle perplessità che tanto abbiamo avversato. Abbiamo ostinatamente cercato di allontanare ogni dubbio che affollava la nostra mente. Ma puntata dopo puntata l’impresa è diventata sempre più difficile, fino a che ci siamo ritrovate a pensare – e questo non l’avremmo mai creduto – che l’intera stagione si regga su una storia alquanto insensata, e che il presupposto di tutta la trama (l’idea del nostro Jack di entrare in possesso del virus letale aiutando i cattivi di turno a usarlo per ricattare il governo) sfiori i vertici della totale imbecillità. Per non parlare del presidente Palmer, che sembra non possedere un solo parente perbene. E che per non farsi mancare proprio nulla ha pensato bene di chiedere aiuto all’ex moglie, notoriamente senza scrupoli, salvo poi indignarsi per la sua mancanza di moralità. Insomma siamo su una china pericolosissima. Quella che impedisce di godere a pieno della suspense di ogni puntata. Siamo a un passo dal perdere la fede. Ma non abbiamo intenzione di mollare così facilmente. Hanno ancora tre ore di tempo per farci ricredere. Tre ore per inventarsi ancora una volta qualcosa che faccia svanire qualunque perplessità. E in tre ore c’è solo un uomo che ci può riuscire. Per questo crediamo ancora in Jack Bauer.