Non sono seri, gli svedesi Hellacopters, quando annunciano, avvolti in una grafica fitta di richiami ‘60 e ‘70, che “Rock&Roll is Dead”: infatti, il nuovo lavoro inanella tredici tracce che si richiamano al rock’n’roll con spirito umilmente filologico e nessuna intenzione rivisitativo/alternativa. A differenza dei conterranei The Soundtrack Of Our Lives i quali, certamente più dotati dal punto di vista tecnico e creativo, riescono mirabilmente a scrivere in stile sixties come se fossero ancora gli anni sessanta, gli Hellacopters danno semplicemente sfogo alla loro passione, puntando a sudore e divertimento.
Il gruppo si forma nel 1994 per iniziativa di Anders Niklas Andersson (già Nicke Royale) all’epoca batterista negli Entombed, deciso a passare dal death-metal e dalle percussioni al rock e alla chitarra. Con lui, Dregen (chitarra e voce), Kenny Hakansson (basso) e Robert Eriksson (batteria); dopo solo tre sedute di prova incidono “Killing Alan”, primo singolo d’una prolifica produzione che assomma 6 full-lenght, 29 singoli/7”, 12 split 7”, 4 mini-cd e due Dvd (“Goodnight Cleveland” del 2003 e “Poking At The Stiff”, abbinato all’ultimo Cd). “Killing Alan” esce a Gennaio del 1995; un anno, due singoli e sedici concerti dopo arriva il contratto con la White Jazz Record che produce l’esordio “Supershitty To The Max!” il cui sound grezzo e brutale trae diretta ispirazione da Mc5 e Stooges. Dopo il lungo tour di presentazione che li vede anche apparire di supporto ai Kiss, viene ingaggiato il pianista Anders Lindstrom per l’incisone del secondo full-lenght “Payin The Dues” (’97) con il quale inizia un lento processo di affinamento verso sonorita’ piu’ tranquille e meno spigolose: tra heavy, garage e punk iniziano ad affiorare riferimenti al southern rock anni ’70 ed al rock californiano.
Il 1998 è l’anno del grande salto con ben 114 date in 18 paesi, tra i quali Stati Uniti, Canada ed Australia, paese quest’ultimo che non manchera’ di lasciare un’ulteriore influenza sul gruppo. Dregen lascia la band per dedicarsi ai suoi Backyard Babies rimpiazzato dai chitarristi Chuck Pounder e Mattias Hellberg, poi sostituiti da Robert Dahlqvist per le registrazioni di “Grande Rock” (’99). Con quella che diventa la formazione tutt’ora in carica, usciranno quindi “High Visibility” (’00) e “By The Grace Of God” (’02) considerati come la loro fase meno ispirata.
“Rock&Roll Is Dead”, in questo modo, appare come un’iniezione di vitalita’ anche se non risolve i naturali dubbi circa la ripetitivita’ della formula; di fatto, quando gli Hellacopters trovano il ritmo e l’energia giusti – come nelle kickstarting “Before The Fall” e “Everything’s On T.V.” o nei classici southern tra Silver Bullet Band, Allman Brothers Band e Black Crowes “No Angel To Lay Me Away”, “Leave It Alone”, “I Might Come See You Tonight” e “Nothing Terribly New” – il suono scorre con freschezza; altrimenti, emerge una vaga sensazione di stanchezza, come nelle non disprezzabili ma ripetitive “Murder On My Mind”, “Put Out The Fire” e “Time Got No Time To Wait For Me” (titolo con il quale si completa una lista che richiama alcuni tra i piu’ usati claim del rock). Menzione a parte, invece, per la stonesiana “Monkeyboy” e per “Bring It On Home”, curioso mix tra rock in stile X (il celebre gruppo di Los Angeles in origine prodotto da Ray Manzarek) e stoner alla Kyuss; per un risultato finale che può essere giudicato – in omaggio alla latitudine geografica del gruppo – fresco, ma senza brividi.