Le candidature sono una faccenda seria. I partiti devono fare i conti con tante aspirazioni e qualcuno ci resta inevitabilmente male. Soprattutto con la nuova legge elettorale che, seppure proporzionale, non contempla il voto di preferenza. Che, se ci pensate bene, è una contraddizione in termini, essendo la preferenza una specie di proporzionale individuale. Intendiamoci, la nostra non è una critica ai partiti che la loro centralità nella scelta ce l’hanno sempre avuta e ci mancherebbe altro. Solo che stavolta c’è meno spazio per il risultato a sorpresa e la trombatura è preventiva. Prendete Fiorello Cortiana dei Verdi di Milano. Gli hanno anteposto in lista Roberto Poletti, ex leghista di Radio Padania Libera che dicono vada forte tra il popolo minuto e le casalinghe incazzose. “Sono l’unico verde pubblicato su Le Monde nella stessa pagina di Straw – ha dichiarato Cortiana – giro tra la Biennale di Venezia e i summit del Kerala, (…) l’altra sera stavo a cena col presidente di Microsoft e coi dirigenti Ibm”. Ecco, il brutto di questa legge elettorale – tra le altre cose – è che ci priva delle prove controfattuali.