L’intera nostra predicazione e teologia cristiana del ventesimo secolo è costruita sull’a priori religioso dell’uomo. Il cristianesimo è sempre stato una forma (forse la vera forma) della religione. Ma quando un giorno sarà evidente che questo a priori non esiste affatto ma che è stato una forma espressiva dell’uomo, storicamente determinata e transitoria, quando cioè gli uomini diventeranno realmente non religiosi in maniera radicale – e io penso che più o meno è già il caso nostro […] – che cosa significherà allora questo per il cristianesimo? Viene sottratto il terreno su cui poggiava finora tutto il nostro cristianesimo e la religiosità funziona soltanto con alcuni “ultimi paladini” e con qualche individuo intellettualmente disonesto. Che siano questi i pochi eletti? Dovremmo gettarci proprio su questo dubbio gruppo di persone per poter vendere la nostra merce, pieni di zelo, seccati o indignati? Dovremmo forse aggredire un paio di infelici nei loro momenti di debolezza e per così dire violentarli religiosamente?
(Dietrich Bonhoeffer, Lettere dal carcere)
a cura di Massimo Adinolfi