Sono decisamente contrario alla pornografia, penso che si aggiunga alla decadenza morale della nostra cultura”. Le parole sono di Stephen Baldwin, il più giovane della chiacchierata famiglia di attori americani (fratello di Alec, William e Daniel), noto anche da noi per avere interpretato un imberbe Buffalo Bill nella serie Tv “I ragazzi della prateria”, e per la partecipazione al film “I soliti sospetti”. Baldwin, trentanove anni, dopo essere stato un discreto animale da party nel decennio scorso, è diventato un born again christian. Sostiene – al contrario del fratello maggiore Alec – l’amministrazione Bush, ed è da qualche mese impegnato in una battaglia contro la costruzione di un porno store nella cittadina di Nyack, contea di Rockland, New York, dove il nostro risiede.
Baldwin ha pensato bene di piazzarsi in prossimità del cantiere e fotografare e schedare non i clienti, che ancora non ci sono, ma gli operai che lavorano al cantiere di questa erigenda torre di Babilonia, giurando di pubblicarne i nomi una volta al mese sulla stampa locale. La scorsa settimana la Catholic Citizenship – un’associazione dall’agenda fortemente conservatrice, ma fondata e diretta da Raymond Flynn, ex sindaco democratico di Boston ed ex ambasciatore presso la Santa Sede durante l’amministrazione Clinton – ha deciso di appoggiare l’azione di Baldwin, con una petizione alla Commissione urbanistica della Contea. Secondo Baldwin il porno store che si troverebbe a poca distanza da una scuola, porterà in città “il genere di individui che noi non vogliamo, molestatori sessuali e devianti”. L’equivalenza tra un consumatore di pornografia e un criminale pare piuttosto ardita, ma Stephen Baldwin è una personalità creativa a tutto tondo, che non si lascia ingabbiare dalle fastidiose catene della logica. Sul blog personale, che l’attore ha appena aperto, ne troviamo un limpido esempio: dopo la presentazione – “Yo this is Stevie B” – insolita per un quarantenne, appaiono lunghi passi dalla prima lettera ai Corinzi e dal profeta Isaia. Mentre tra le sue opere recenti c’è una serie di libri, intitolati Livin’it, che presentano una sorta di via cristiana allo skateboarding (o di itinerarium ad Deum attraverso la tavola a rotelle, non è chiarissimo). Menzione a parte merita la graphic novel, di prossima pubblicazione, intitolata Spirit Warriors, in cui – leggiamo dalla descrizione – sei giovani [cristiani] radicali partecipano alla guerra spirituale, ingaggiando classiche battaglie tra bene e male. Ogni Spirit Warrior ha un’abilità particolare, tra il naturale e soprannaturale, per combattere per la propria fede ed espandere il regno di Dio. Un vasto programma, non c’è che dire. Come al solito, non è in questione la libertà di espressione, né lo smarrimento delle identità, o le radici dell’Occidente, ma solo l’eccesso di tempo libero. Ma siamo convinti che se la Grande Babilonia della West Coast (volgarmente detta Hollywood) riuscirà a tenerlo impegnato per un po’, il più giovane dei Baldwin perderà interesse per le sue attività collaterali, come letteratura, fumetti, fotografia e difesa della pubblica morale.