Non potete costringermi a fare la parte della stronza, io lo amo ancora”. Lo ha detto Anna Falchi a chi le suggeriva di tutelarsi e precipitare i tempi della crisi matrimoniale in onore della quale il settimanale “Chi” è uscito in edizione straordinaria. Nonostante sia bionda e di umili origini, nonostante la tardiva esplosione di forme e il gatto custodito in una cuccia Louis Vuitton come le divette americane, la signora Ricucci ha risposto con questa decenza al coro di pie donne che per giorni ha gettato fango su casa, famiglia e ragioni intime di qualunque sua scelta. Nel frattempo, per mantenere alto il pathos, il marito è raccontato in lacrime in una cella di Regina Coeli. Al buio, disperato ma ancora – sconvenientemente – di buon appetito. Un attimo prima i due erano avvinghiati in un tango riconciliatore al Regina Isabella di Ischia, un attimo dopo piangevano separati dalla Guardia di Finanza e da un destino all’apparenza ineluttabile. La felicità coniugale, per certe coppie, non è una possibilità socialmente praticabile.
La colpa principale, a leggere i giornali negli ultimi giorni, pare essere il “pomposo matrimonio” celebrato a Porto Santo Stefano il 9 luglio dell’anno scorso. Così pacchiano, così parvenu. Mille orchidee – si narra col sopracciglio alzato – e ventotto ospiti. Diconsi ventotto. Qualche tentativo di depistaggio, un menu di gran lusso, la sposa con certificata sciatalgia e il sindaco che sale fino a Villa Feltrinelli per amministare il rito all’inferma e al consorte promesso. Nonostante lo sfoggio pirotecnico sul finale (che in certi film americani molto appassionati sembra persino romantico, ma noi siamo europei solidi e di buona cultura: non scherziamo coi fuochi d’artificio) con uno sforzo di fantasia piuttosto contenuto riusciamo a immaginare banchetti di nozze più chiassosi di così. Per esempio: strade bloccate, cori da stadio, quattrocento invitati, cerimonia in diretta nazionale, sindaco capitolino alla lettura del codice civile. Per tacere del tight indossato dopo il tramonto. In occasione del matrimonio Totti-Blasi, invece, abbiamo appreso che essere un po’ coatti è persino elegante. E alla notizia ci siamo rilassate. Un grave errore di valutazione: la realtà è sempre un po’ più complicata. All’interno della categoria “Principesse del Popolo”, infatti, è necessario operare dei distinguo. Ilary Blasi è la principessa buona: bella, bionda, col labbro tumido, all’apice della carriera ha presentato Sanremo. Anna Falchi è la principessa cattiva: bella, bionda, col labbro tumido, all’apice della carriera ha presentato Sanremo. Scopri le differenze.
La soluzione, naturalmente, ha la faccia paffuta dell’ex-odontotecnico di Zagarolo. Quello “socialmente pericoloso”. Ilary e Francesco sono gli eroi teneri di un fotoromanzo; Anna e Stefano i protagonisti volgari del peggior film dei Vanzina. Eppure non ci risulta che Ricucci abbia mai sputato in faccia a nessuno.