Stefania Nobile, figlia di Vanna Marchi, ha aperto un blog. Nel suo post d’esordio, tra un tripudio di puntini e di punti esclamativi che denotano – oltre che padronanza dei nuovi media – una giovanilità rimasta intatta ad onta delle batoste subite, ricorrono spesso due parole non dappoco: “libertà” e “verità”. Anzi, il sottotitolo del blog è proprio “tutta la verità …nient’altro che la verità” (con tre puntini agganciati a “nient’altro che…”). Dal punto di vista squisitamente personale si capisce la stizza, anche se in tutto l’editoriale spira un certo qual beppegrillismo che supera l’aspetto per così dire soggettivo. Sembra che si dica: adesso vi racconto io come stanno le cose ché i giornalisti sanno fare soltanto i boia. Insomma, la forza dirompente della fonte libera che viene dal basso (“ora io voglio essere la mia informazione”). Poi, in alto a destra, clicchi il link “gli italiani non scopano!” scoprendo un’antologia di commenti non proprio oxfordiani. E ti chiedi se sia un’inchiesta giornalistica e i commenti le lettere alla redazione. Vere e libere.