Vamos Rafa

Quando Roger Federer e Rafael Nadal, rispettivamente il numero uno e il numero due della classifica Atp, sono scesi sul centrale di Roma per giocarsi la finale degli Internazionali d’Italia, il mondo del tennis si è fermato a guardare. C’era chi voleva vedere a che punto fosse la preparazione sulla terra dello svizzero, incerto nei quarti contro il giovane spagnolo Almagro e falloso in semifinale contro l’avversario di sempre, l’argentino Nalbandian. E c’era chi voleva vedere se lo spagnolo era in grado di confermarsi imbattibile su questa superficie per raggiungere il record di 53 vittorie consecutive sulla terra rossa di Guillermo Vilas.
Il 1977 fu un anno di grazia per il fortissimo mancino argentino: per cinque mesi nessuno fu in grado di batterlo sulla terra. A trent’anni di distanza ecco arrivare un giovane spagnolo, mancino a sua volta, in grado di sbaragliare qualunque avversario con una determinazione fuori dal comune per un diciannovenne. Vilas, ai suoi tempi, fu un eccellente giocatore ma ebbe la sfortuna di trovarsi davanti gente come Jimmy Connors prima e Bjorn Borg poi. Difficile, con avversari così, riuscire a fare meglio del secondo posto assoluto in classifica Atp. Rafael Nadal ha di fronte uno come Roger Federer, non certo il primo che passa. Uno che non si schioda dal primo posto da due anni e due mesi filati. Uno che ha vinto tutto quello che si poteva vincere, tranne i più importanti tornei sulla terra rossa. Gli Internazionali d’Italia, per dire, ma soprattutto il Roland Garros. Rafa, come lo chiamano a casa sua a Maiorca, non ha paura di “Re Roger”: su cinque volte che i due si sono incontrati, ben quattro volte il risultato ha arriso allo spagnolo. Federer, da parte sua, vuole fortemente vincere quell’ultimo importante trofeo che manca nella sua bacheca: uscire vincitore dal tempio parigino del tennis (e già che c’è non gli dispiacerebbe vincere anche Roma). La sua preparazione di questa stagione è incentrata su questo unico obiettivo. Sembra quasi di rivedere gli ostinati tentativi di Ivan Lendl per espugnare, senza successo, il centrale di Wimbledon. Ma Federer è uno che sembra non avere limiti. Il suo tennis è bello, pulito ed efficace su qualunque superficie, pur soffrendo un po’ il lento della terra rossa. Sono servite cinque ore di partita per avere le risposte che cercavamo: Nadal sulla terra è imbattibile ma Federer è andato vicino così alla vittoria. Nell’ultimo e decisivo set, lo svizzero perdeva la sua usuale compostezza attaccandosi a una palla dubbia: pretendeva la discesa del giudice di sedia e puntava i piedi come un argentino qualsiasi. Nadal, invece, attaccava ogni palla come non ci fosse domani, annullava una situazione da far tremare i polsi a chiunque e portava a casa il trofeo per il secondo anno di fila. E battezzava la vittoria consecutiva numero 53 con un pianto liberatorio. Ora allo spagnolo basterà liberarsi del tedesco Haas al primo turno di Amburgo per superare Guillermo Vilas nel numero di vittorie consecutive sulla terra. Poi appuntamento a Parigi, fra un mese, per l’ennesimo capitolo di una rivalità che sta infiammando il circuito Atp.