Quando uno scrittore guarda i pittori, è un po’ nella situazione in cui si trovano gli amanti della letteratura nei confronti dello stesso scrittore. Come, pensano, è questo ciò che fa del suo tempo lo scrittore che stimo tanto? Questa sarebbe la casa che abita? Questa la donna con cui divide la vita? Questi i piccoli pensieri di cui è pieno? Pensiamo lo scrittore a partire dall’opera, come pensiamo a una donna lontana a partire dalle circostanze, dalle parole, dagli atteggiamenti nei quali si è espressa più semplicemente, Quando ritroviamo la donna amata o quando facciamo la conoscenza dello scrittore, siamo stupidamente delusi di non ritrovare in ogni istante della sua presenza quell’essenza di diamante, quella parola senza sbavature che abbiamo preso l’abitudine di designare con il suo nome. Ma questa è solo suggestione […]. Il secondo grado della maturità è capire che non c’è il superuomo, che non vi è uomo che non debba vivere una vita da uomo, e che il segreto della donna amata, dello scrittore e del pittore non è in qualche al di là della sua vita empirica, ma che è così strettamente mescolato alle sue minime esperienze, così pudicamente confuso con la sua percezione del mondo, che sarebbe impossibile incontrarlo in disparte, faccia a faccia.
(Maurice Merleau-Ponty, La prosa del mondo)
a cura di Massimo Adinolfi