Giuliano Ferrara definisce Non è un paese per vecchi di Cormac McCarthy un “fantastico libro texano” e lo sceriffo Bell, la figura centrale, “uno che, con una dotta e spiccia ignoranza, ci insegna la differenza tra la muffa e la roccia”. Il libro è una storia piuttosto cruenta di droga e ammazzamenti, inframmezzati dalle riflessioni di questo antieroe che sa distinguere tra il grano della verità e il loglio delle chiacchiere, guidato dal buon senso delle tradizioni occidentali. La linea retta dei valori contro l’arabesco relativista. Ora, il problema serio di questa impostazione – e non la sua forza, come mostra di credere Ferrara – è proprio la violenta semplicità. Perché la realtà è tremendamente più complicata (o ricca) e se uno ragiona come Bell ha più probabilità di prendere cantonate. Parafrasando George Lakoff (“Non pensare l’elefante!”), Bell pensa da padre severo: io so ciò che è giusto per te e tu lo devi fare. Il genitore premuroso invece non costringe, ma convince e responsabilizza utilizzando – appunto – parole. Il primo è destinato a diventare una macchietta di sceriffo depotenziato che si rifugia in monologhi sui bei vecchi tempi. Il secondo è invece uno spot della migliore tradizione dell’Occidente.