Il guaio è che siamo un paese di artisti – santi, poeti, navigatori ed eroi, recita l’epigrafe – e per gli artisti la reputazione viene prima di tutto. Da giorni, sulle copertine dei settimanali, assistiamo alla sfilata di ragazze che rivendicano le solide fondamenta della propria arte, respingendo con sdegno l’insinuazione che i successi professionali siano conseguenza della concessione di favori sessuali. Se fossimo un paese di imprenditori le cose andrebbero diversamente. Se fossimo un paese con le tre i, come tanto sarebbe piaciuto all’ex premier farci diventare, una ragazza si sarebbe potuta issare sulle copertine dei mensili patinati non malgrado, ma in forza delle proprie prestazioni sessuali. Negli Stati Uniti Tera Patrick – ventinove anni, ascendenti inglesi e tailandesi, “Penthouse pet” del febbraio 2000, una splendida quarta naturale di seno e ottantacinque film per adulti all’attivo, tra i quali si annoverano autentici successi, come “Tera! Tera! Tera!”, “Forbidden Tales” e la serie “Island Fever” – campeggia con la sua provocante e statuaria bellezza sulla copertina del numero di luglio di Fhm, uno dei più diffusi lad magazine americani, che poi sarebbero la versione per adolescenti di quel genere di mensili che da noi si vendono allegati ai calendari delle letterine.
E’ la prima volta che negli Stati Uniti Fhm mette in copertina una pornodiva, ma a convincere gli editor è stato il precedente successo del numero con Tera Patrick nella più disinibita edizione britannica, per la quale la Patrick cura anche una rubrica di consigli sul sesso.
L’exploit di Tera, la seconda pornostar più famosa del mondo dopo la regina Jenna Jameson, forse la più riconoscibile grazie ai suoi tratti esotici e certamente tra le più fotogeniche, è la punta più vistosa di un fenomeno che si sviluppa da tempo e che una nostra acuta amica ha icasticamente definito “la deregulation della figa”. I cancelli del ghetto del porno si stanno aprendo, e le starlet invadono spazi un tempo riservati a ragazze più morigerate. Sull’Fhm britannico di questo mese, proprio nelle pagine che precedono la rubrica di Tera Patrick, ci sono le foto di tre modelle italiane: una è Carolina Marconi del Grande Fratello, un’altra è Monica Somma, protagonista di uno spot televisivo e “letteronza” di Mai dire Gol, e la terza è Brigitta Bulgari, pornodiva di origine ungherese che i lettori più attenti ricorderanno a fianco di Fabio Canino alle Cronache Marziane.
E’ notizia di pochi giorni fa che Stormy Daniels, acclamata “Migliori tette” dai fan del settore a una recente convention, ma anche interprete di se stessa – cioè di una pornodiva – nella commedia “40 anni vergine”, ha nominato un agente ad hoc per la gestione dei suoi affari “da vestita”. E presto potrebbe essere imitata da diverse colleghe.
E’ il concetto stesso di pornografia che tende a diventare più vago. Nell’editoria proprio il proliferare dei lad mags, come Fhm, Maxim o Stuff, con foto di modelle nude o molto poco vestite, ha creato qualche problema di collocazione a riviste storiche, poste da sempre sulla linea di confine tra i generi, come Playboy o Penthouse, provocando la deriva verso l’hard-core di quest’ultima. Dai periodici maschili più paludati fino alle riviste dichiaratamente per adulti, c’è una progressione senza soluzione di continuità nei centimetri di pelle esposta, che rende molto difficile fissare la frontiera. L’autoregolamentazione (no ai capezzoli, sì ai capezzoli ma niente peli pubici) non sempre funziona. La distribuzione a volte reagisce in maniera draconiana, come ha fatto la catena di supermercati Wal-Mart, che ha inserito Maxim e Fhm nell’elenco delle riviste pornografiche, che quindi non vengono distribuite dal gruppo.
Anche i contenuti editoriali risentono di quella che è stata definita, in saggi che variano nel tono tra lo scandalizzato e l’entusiasta, raunch culture (cultura dell’osceno). Il Village Voice, da sempre attento al mondo del sesso, ospita tra i suoi columnist Tristan Taormino, bisessuale che si considera lesbica e femminista dichiarata, autrice della “Guida definitiva al sesso anale per le donne” (in libro e Dvd, interpretato da professionisti dell’hard accanto alla stessa Taormino).
Spesso l’interesse a sdoganare il porno può coincidere semplicemente con la necessità dello sdoganatore di darsi un’aria trasgressiva. E’ il caso di Eminem, che in un suo video ha fatto danzare Gina Lynn, pornostar le cui origini portoricane sono nascoste da una quantità di trucco e chirurgia plastica che farebbe invida a Michael Jackson. La situazione è comunque in movimento, e le ragazze più avvedute sono pronte a cogliere al volo ogni opportunità. A mostrare la via è come sempre Jenna Jameson, che ha appena fatto un ulteriore passo fuori dal ghetto vendendo la sua società, la ClubJenna, al colosso Playboy, per una cifra rimasta riservata ma certamente ragguardevole. Ritirando l’ennesimo premio a Los Angeles una settimana fa, Jenna, capofila delle ragazze imprenditrici, ha mostrato di avere chiara la visione delle proprie priorità in tempi di deregulation pubica, e ha dichiarato: “Voglio ringraziare i fan, e voglio ringraziare Playboy per avere comprato la ClubJenna. Ora vado a fare shopping”.