Non sappiamo quando tutto è cominciato. Probabilmente eravamo dalle parti di Rossella O’Hara e Rhett Butler. Ma da quando hanno capito che a garantire il successo di una serie televisiva (ma potremmo dire di un film o di un libro) bastava prendere due protagonisti e incastrarli a vita in una passione reciproca mai consumata, non hanno più smesso. Gli americani, per dire, la chiamano “unresolved sexual tension” e ormai la mettono pure nel caffè. Mulder e Scully di X-Files sono solo l’esempio più conosciuto, ma presto su Rai Due tornerà la serie che con quel trucco ha abusato maggiormente della pazienza del telespettatore. Stiamo parlando di Jag, che ha vissuto impunemente per dieci anni grazie allo stitico rapporto tra l’introverso capitano Harm e la bellissima, volubile Mac. Certo, per portare al successo un telefilm che parla di noiosissimi avvocati in divisa ci vuole mestiere, e una parte consistente di quel mestiere sta proprio nel tenere in piedi una relazione tecnicamente inesistente. Ma perfino noi, che non siamo certo immuni dal prodigioso effetto del suddetto stratagemma, cominciamo a non poterne davvero più. Perché va bene la poetica bellezza dell’amore non consumato, ma qui si rischia di tendere pericolosamente allo squilibrio mentale. In queste relazioni, infatti, a farla da padrone deve essere l’idiozia. L’idiozia dei due protagonisti che – per ragioni incomprensibili ai più – non concretizzano mai la loro passione (e che in alcuni casi neppure mai se la confessano). E l’idiozia (diciamo pure ingenuità) dello spettatore che malgrado un numero incalcolabile di pretestuose incomprensioni, ripensamenti e incidenti di percorso continua imperterrito a sperare che un giorno, chissà, l’impossibile accada. Neanche a dire che non accade mai. Ma quando per miracolo qualcosa succede, ovviamente, svanisce all’instante tutto l’interesse costruito faticosamente in anni e anni di appuntamenti mancati. Che se non fosse impossibile, se non fossero cioè semplicemente una trappola per gonzi, sembrerebbe quasi che le “unresolved sexual tension” siano state inventate come metafora dei problemi che affliggono la coppia. Una di quelle cose per cui le donne perdono la testa e che gli uomini considerano un’inutile perdita di tempo.