L’ uomo ancora non razionalista o razionalizzato dovette essere – come continua a essere in certi luoghi non penetrati dalla nostra civiltà – estremamente taciturno. La necessità di parlare continuamente è uno dei lussi – e dei dispendi – dei popoli civili. È la vita della città a scatenare il parlare continuo; è il cittadino, non l’uomo della tribù, della fratria o della comunità, a sentire il piacere e l’obbligo di parlare senza tregua sopra omnia res.
[…] Man mano che l’ordine sacro si è ritirato, la società si è installata al suo posto. E dalla società ci vengono non solo le formule di cortesia, ma i luoghi comuni, che bisogna ripetere in forma rituale se non si vuole rimanere al margine. Luoghi comuni, «idee» alla moda, e perfino quei problemi che vengono proposti già impostati. Per essere membri di una società senza essere preda di troppe inquietudini, bisogna adottarne i luoghi comuni e i riti.
(María Zambrano, L’umano e il divino)
a cura di Massimo Adinolfi