Se sembra un reality, ha la forma di un reality, ha l’odore di un reality e funziona come un reality, probabilmente è un reality. Per quanto Maria De Filippi si sia sforzata di spiegare che il suo nuovo programma, Unan1mous, non facesse parte della categoria (“non ha le nomination” spiegava, salvo poi scoprire che era prevista una specie di eliminazione, “non c’è il televoto” aggiungeva, senza sapere che molti dei più famosi reality americani non hanno alcun televoto) nessuno aveva mai avuto il minimo dubbio che si trattasse di un reality show. Ma forse – con il senno di poi – aveva ragione lei. Nessun reality costruito con un po’ di criterio rischierebbe di finire dopo appena tre giorni, come pare accadrà a Unan1mous, motivo per cui la seconda puntata è stata anticipata, di tutta fretta, a lunedì sera.
E’ vero che il programma nasceva da un format anomalo e come tale veniva reclamizzato (i partecipanti rimangono chiusi in un bunker finché non decidono all’unanimità a chi assegnare il montepremi, dunque in ipotesi la trasmissione avrebbe potuto durare anche solo un’ora), ma è anche vero che nessuna produzione investirebbe tempo e forze in un programma senza prevedere un regolamento che scongiuri un simile imprevisto o che – come più spesso succede in Italia – inventi all’uopo una nuova regola per porre rimedio a un imprevisto. Tanto le regole esistono per essere dimenticate. Anche al Grande Fratello, per dire, si proibisce di concordare le nomination, ma succede quasi sempre. Insomma per fare un reality show ci vuole un’attenta preparazione metodologica. Eppure la soluzione trovata dai concorrenti di Unan1mous sembra fin troppo semplice per non essere stata considerata dalla produzione: pare infatti che i nove partecipanti si siano messi d’accordo, come bravi fratellini, per spartirsi la posta in gioco. Siccome Unan1mous è un format americano, stentiamo a credere che i poveri concorrenti americani si siano arrovellati per settimane il cervello (a causa della tensione una concorrente ha addirittura lasciato il gioco, facendo dimezzare di colpo il bottino) senza trovare una soluzione altrettanto soddisfacente per tutti. Dovremmo a questo punto dedurre che gli italiani posseggano più senso pratico e maggiore fiducia nel prossimo (dato che i partecipanti dovranno fidarsi della parola del prescelto, prima di votarlo all’unanimità). O forse, semplicemente, che non sanno copiare i format.