Cosa ci aspettiamo da Afef

Bisogna aggiornare i programmi delle Scuole per Giovani Signore. Se ai tempi de “La fiera delle vanità”, infatti, per sperare in un buon matrimonio bastava essere dotate di bella presenza e buona sorte, in dosi complementari, ormai è necessario prevedere un corso di “disaster recovery” che garantisca sguardo fiero e aspetto ordinato anche nel mezzo dell’immancabile – parrebbe – rovescio di fortuna. Adesso, insomma, le storie d’amore hanno bisogno di eroine. E dopo le dimissioni di Marco Tronchetti Provera da presidente di Telecom Italia, da Afef Jnifen ci aspettiamo grandi cose. Dopotutto, rispetto al modello di sposa irriducibile codificato da Anna Falchi Ricucci, la signora parte avvantaggiata.
Nata bene, cresciuta meglio, politicamente corretta per natura e bellissima di professione, ha dalla sua cinque anni di matrimonio portati – come si dice – con elegante discrezione tra Londra, Milano e Portofino. Per capirsi: Afef è quella in jeans o scalza o tutt’e due le cose che d’estate ride in ogni foto e sprofonda in baratri di inadeguatezza quelle come me – imperfette – e relativi poco distinti fidanzati. Figuratevi che ansia quando l’ho vista, ventiquattr’ore prima dell’irrevocabile interruzione telefonica, provare scarpe nel negozio in cui cercavo – nel mio piccolo – di risolvere i problemi della mezza stagione. Le donavano di più persino le scatole.
Ignoro cosa abbia infine scelto – io ballerine grigie troppo grandi. In ogni caso, mi pare un buon inizio. A parte l’effetto sedativo di un’ordinaria sessione di shopping, un paio di stivali nuovi, alti e con le fibbie, l’avrebbero aiutata a ostentare sicurezza, con in più un’aria da combattente raffinata. Perfetti pure per lo snodo di trama successivo: lui che la chiama, prima del cda straordinario, per informarla di non voler entrare “in questo Far West chiamato Italia”. Così orgoglioso, audace, affezionato. Per la passeggiata sorridente dell’indomani, invece, comprensiva di pranzo di famiglia, potevano tornare utili scarpette basse e un po’ sfilate. “Sto bene” – ha dichiarato lui, e lei senza dubbio sarebbe stata comoda. Che è requisito indispensabile per continuare a lavorare con successo, come insegna il manuale di Buona Moglie nella Cattiva Sorte.
Immagino pertanto indossasse calzature altrettanto disinvolte, qualche giorno prima, per il pranzo (Un altro? Afef si nutre con regolarità? O è soltanto il periodo delicato?) durante il quale avrebbe convinto Ilaria D’Amico a lavorare per La7. Adesso arriva il difficile, però. Se, come ci si aspetta, parteciperà alla prossima stagione della Grande Notte con Gene Gnocchi – debutto previsto: settimana prossima – sarebbe tenuta dalla buona creanza a rispondere almeno a un paio delle centinaia di domande che si annunciano sull’argomento. Si prevede un autunno impegnativo: tacchi e sorrisi di rappresentanza. Magari è il caso di equipaggiarsi con un paio di pantofole antistress, dietro le quinte.