Nelle vibranti dichiarazioni di tanti esponenti del correntone ds che si dicono decisi a non abbandonare mai il Partito del socialismo europeo (perché questo significherebbe recidere le proprie radici, mutilare la propria identità, rinnegare i propri valori) molti sono i conti che non ci tornano. Ma prima di tutto non ci tornano i contatti, assai intensi, che gli esponenti del correntone intrattengono con quel partito della Rifondazione comunista che fuori del Partito del socialismo europeo c’è già, anche perché non è mai stato dentro. Né ci riesce di capire come una corrente composta di ex veltroniani ed ex sinistra storica (cioè la sinistra del Partito comunista italiano, mica della Spd), possa sostenere che l’appartenenza al Pse sia un elemento costitutivo della sua identità. L’identità e la tradizione della sinistra storica è quella di chi rifiutava l’adesione alla socialdemocrazia come un’inaccettabile deriva moderata, e non per nulla votò No al congresso della svolta. L’identità e la tradizione dei veltroniani è quella di chi voleva – come sempre – andare oltre (per essere precisi, verso il Partito democratico). Non vorremmo che i correntonisti fossero vittime anch’essi dell’alto dibattito sulla morte del socialismo. E appena saputo della sua improvvisa dipartita, come tanti lontani parenti emigrati altrove sin dalla più tenera età, fossero accorsi in lacrime al seguito dei loro avvocati, per reclamare ciascuno la propria parte di eredità. Si tranquillizzassero, il socialismo europeo di cui hanno passato anni a profetizzare la fine – chi in nome della crisi del capitalismo, chi in nome del suo trionfo – gode ancora oggi di ottima salute. A ucciderlo non sarà certo la nascita, in Italia, del Partito democratico.