Tuttavia un criminale se la passa bene, a fronte del faticoso lavoro mentale a cui costringe i dotti. L’imputato si giova semplicemente del fatto che in natura i passaggi dalla salute alla malattia sono sdrucciolevoli; mentre il giurista in tal caso deve sostenere che «i motivi positivi e negativi in rapporto alla libera autodeterminazione o all’intendimento del carattere delittuoso dell’azione si intrecciano e si equilibrano a tal segno che secondo tutte le regole del pensiero ne deriva soltanto un giudizio problematico». Il giurista infatti per ragioni logiche tiene sempre presente che «nei confronti della stessa azione non si può mai ammettere un miscuglio di due stati» e non concede che «il principio della libertà morale in relazione agli stati d’animo condizionati dallo stato fisico si dissolve nella nebulosa indeterminatezza del ragionamento empirico».
(Robert Musil, L’uomo senza qualità)
a cura di Massimo Adinolfi