Io sono il perfetto esempio di cosa televisione e rock’n’roll possano fare ad un ragazzino che non vorrà fare il dottore o il pompiere (…) Mi sembra ancora di vivere dentro la televisione. Le mie canzoni si basano su film e cose che ho visto in tv”. Questa citazione è un primo pezzo. Aggiungendo un trascinante istinto musicale basato su rock’n’roll, punk e metal, un senso spiccato dell’umorismo macabro e un aspetto da eterno ragazzino perverso, il mostro sul tavolo operatorio è pronto per alzarsi. Il nome se lo è scelto da solo: Wednesday 13 (“Wednesday” come la pestifera figlia degli Addams e “13” come nell’indirizzo dell’altra famiglia horror televisiva, i Munsters).
Nato nel 1976, Joseph Poole forma la sua prima band a nemmeno sedici anni: i Maniac Spider Trash – già un buon tentativo come nome demenziale, ma farà meglio in seguito – resistono fino al 1996, senza riuscire a raccogliere consensi e con un solo ep all’attivo. W13 non è tipo da arrendersi facilmente e con due degli originali MST (Abby Normal e Sicko Zero. Alla lettera) forma i Frankenstein Drag Queens From Planet 13, concentrato di omaggi alle sue ossessioni, a cominciare dal più celebre regista di film-spazzatura, quell’Ed Wood celebrato anche in un ottimo film di Tim Burton e autore dello sgangherato “Plan 9 from outer space” (a cui s’era ispirato anche un fugace gruppo psichedelico anni Ottanta, i Plan 9). Con il nuovo gruppo ottiene una certa notorietà e realizza ben cinque lavori (“The Late, Late, Late Show”, ‘96; “Night of the Living Drag Queens”, ‘98; “Songs From The Recently Deceased”, ‘00; “Viva Las Violence”, ‘01; “6 Years, 6 Feet Under the Influence”, ’04) e sei ep, prima di entrare, nel 2002, nei Murderdolls con Joey Jordison degli Slipknot e Tripp Eisen degli Static-X: “Beyond The Valley Of The Murderdolls”, connubio tra rap-metal ed hardcore punk, ottiene un successo notevolmente superiore a quello dei precedenti gruppi di W13, ma la band viene ben presto messa in stand-by. Il giovane Addams prosegue in proprio, formando il gruppo che porta il suo pseudonimo (al quale si è aggiunto di recente anche l’ex-Murderdolls Eric Griffin); nel 2005 incide “Transylvania 90210: Songs Of Death, Dying And The Dead” (citazione non proprio benigna per Beverly Hills 90210), tornando ai temi e al sound che lo contraddistinguono per poi bissare, con buona vena, ad agosto di quest’anno.
“Fang Bang” offre 13 (guarda caso) tracce adrenaliniche, sulla cui robusta struttura metallica s’intrecciano sberleffi punk e r’n’r anni cinquanta: ascoltandole, ci si ritrova catapultati in un b-movie horror tra “I Was A Teenage Werewolf” e uno “Zombi” di Lucio Fulci, rimixati e spediti alla massima velocità: spiccano nel gruppo la deliziosa “Morgue Than Words”, la ballatona “Burn The Flames”, la scatenata “Till Death Do Us Party” e le sostenute “My Home Sweet Homicide”, “Faith In The Devil” e “American Werewolves In London”. Pulp e corrosivo, W13 non pretende di cambiare la storia del rock (né quella della televisione), pur continuando a mantenere tutte le sue promesse, in primis quella di divertire. Anche con il macabro romanticismo della quasi intraducibile “Morgue Than Words”: “I tuoi occhi erano così belli / sembra incredibile, vedendoli adesso coperti dalle mosche / credo sia vero che l’amore può essere triste / mentre li guardo portarti via in sette contenitori diversi / obitorio, più che parole”.