La battuta più spiritosa, come spesso gli accade, l’ha avuta Giulio Tremonti: mentre la sinistra va a Sesto San Giovanni a parlare con industriali e banchieri – ha detto qualche giorno fa riferendosi al convegno di Italianieuropei – il centrodestra sarà a Roma a manifestare col popolo in piazza San Giovanni. Battuta spiritosa, ma dal punto di vista della coalizione che Tremonti rappresenta, pure politicamente suicida (gli accade spesso anche questo). Il creativo ex ministro dell’Economia è un curioso impasto di mimetismo e anticonformismo. Sempre urticante, sempre inafferrabile, sempre spiazzante. Soprattutto per i suoi elettori. Ma questa volta, nel suo gusto per la polemica contro le interpretazioni correnti sui giornali e tra gli studiosi più alla moda, ci pare che Tremonti abbia perso un colpo. La sua battuta avrebbe potuto riformularsi in modo più ampio e più perspicuo, a voler essere solo un po’ più obiettivi. Per esempio, così: mentre a Sesto San Giovanni la sinistra incapace di parlare al nord produttivo e al mondo delle imprese, incapace di confrontarsi con le esigenze del mercato e della competizione, riuniva a convegno il fior fiore del mondo imprenditoriale, economico e finanziario, a piazza San Giovanni sfilava l’imponente manifestazione popolare organizzata da un partito di plastica, guidata da un leader bollito, incapace di parlare alle persone se non attraverso gli spot delle sue tv, incapace di mobilitare altri che una combriccola di evasori fiscali, mafiosi e manigoldi. A dimostrazione di quanto scarsamente fondate siano tante interpretazioni correnti. Peccato che a Tremonti accada raramente di essere un poco obiettivo.
A Palermo, nel frattempo, Pier Ferdinando Casini tentava di accreditarsi come il volto giovane e moderno, come la faccia pulita e moderata di un centrodestra finalmente libero dell’ingombrante tutela berlusconiana. Nella Sicilia di Totò Cuffaro. Se la platea era gremita e le riprese televisive conseguentemente efficaci, il merito è suo. Ma i manifestanti di piazza San Giovanni, due milioni o settecentomila che fossero, facevano ben altro effetto. E ben altro effetto devono aver fatto a Casini, proprio nel giorno del suo compleanno, mentre esultavano alle parole di Berlusconi, che insieme a Fini annunciava il partito unitario del centrodestra. Un effetto simile, immaginiamo, a quello che fecero a Rutelli i quattro milioni delle primarie, quando il presidente della Margherita aveva appena decretato la fine della lista dell’Ulivo e di ogni partito unitario. Una ragione di più per fare a Berlusconi e Fini, per il loro progetto, i nostri migliori auguri. Cosa resterà del centrodestra, e quindi del bipolarismo, dopo il diluvio berlusconiano, dipende soprattutto da loro. E in particolare, da lui.