Qui la moda ha aperto la piazza di trasbordo dialettica fra donna e merce – fra piacere e cadavere. La sua commessa lunga e allampanata, la morte, misura il secolo a cubiti, facendo ella stessa da mannequin per risparmiare e dirigendo di propria mano quella svendita che in francese si chiama «révolution». Poiché la moda non è mai stata nient’altro che la parodia del cadavere screziato, la provocazione della morte attraverso la donna e un amaro dialogo sottovoce con la putrefazione, fra stridule risate ripetute meccanicamente. Questa è la moda. Perciò cambia così in fretta; solletica la morte e, quando questa si volta verso di lei per colpirla, essa è già diventata un’altra, nuova. Per cent’anni le ha ribattuto colpo su colpo, ora si accinge finalmente ad abbandonare il campo. La morte, però, offre alle rive di un nuovo Lete – che fa scorrere nei passages la sua corrente d’asfalto – lo strumentario delle puttane come trofeo.
(Walter Benjamin, I passages di Parigi)
a cura di Massimo Adinolfi