Tutto quello che c’è da sapere sulle mamme a noi l’ha insegnato Bree Van De Kamp. Prima di lei c’era stata Marion Cunningham. E anche Sally Field in “Brothers and Sisters” se la cava piuttosto bene nel rappresentare quel genere di madre che ha un’opinione precisa su tutto, disapprova profondamente quasi tutto e finge impunemente di volerselo tenere per sé. Purtroppo da queste parti siamo condannati agli stereotipi da fiction nostrana in cui son tutte belle le mamme del mondo e al massimo hanno qualche difettuccio perdonabile, tipo avere ammazzato un mafioso o aver tradito il marito, ma in fondo l’importante è che restino innanzitutto madri. Dunque c’è voluta “La sposa perfetta” per ricordarci di quali mamme siamo geneticamente dotati e soprattutto di quale paese facciamo parte. Naturalmente, il problema al momento è che “La sposa perfetta” è un reality. E siccome di questi tempi i reality non si portano più e Petruccioli ha detto che fanno tanto male alla salute, non può esserci nulla di buono e tanto meno di vero. Fortunatamente però sappiamo che è un po’ come quando esci dal parrucchiere con un taglio sbagliato: per un attimo sembra la fine del mondo, ma poi con il tempo tutto torna come prima. Se non lo sapessimo ci chiederemmo quali reality abbiano guardato tutti fino a oggi, ma soprattutto con quali madri abbiano avuto a che fare. Perché “mamma Ambra” (è così che le chiamano) non ha niente da invidiare a Pietro Taricone. E che sia vera non c’è alcun dubbio.
Dunque, abbiamo cinque madri che dovrebbero scegliere (ipoteticamente assieme ai figli) la sposa ideale. E se c’è un pregio della trasmissione, è di non girare troppo intorno alla premessa: abbiamo trenta ragazze, piacciono a queste suocere? E le madri – come tutte le mamme del mondo – non se lo fanno ripetere due volte. Vanno dritte al punto e non si vergognano di chiedere alcunché. D’altronde, perché dovrebbero? Loro sono mamme. E alle mamme si perdona tutto. Ma è il termometro del gradimento, con cui le madri votano le ragazze, la perfidia più geniale. Alcune giovani sventurate non fanno in tempo a scendere l’ultimo gradino della scala, che sono già parecchio sotto lo zero dell’approvazione materna. Naturalmente ha fatto molto scalpore che questo gradimento fosse spesso legato a questioni non proprio profondissime, tipo la scollatura del vestito, il lavoro della malcapitata o il colore della pelle. Il pubblico sbigottito si è ritrovato davanti a queste suocere che non si vergognano di dire (e votare) quel che pensano davvero (e che penserebbe pure nostra nonna, nostra mamma o la vicina di casa). E sfortunatamente non tutti hanno saputo cogliere la straordinarietà dell’evento. Perché le mamme hanno dato delle precise indicazioni programmatiche. Tra la ragazza un po’ troppo disinibita – diciamo pure un po’ zoccola – e quella di colore, loro scelgono la zoccola. Tra quella che studia medicina e quella che giocava a pallavolo, loro preferiscono l’ex pallavolista. Di fronte alla ragazza con dolcevita e la biondina con la scollatura pelvica, loro scelgono – questa era facile – il dolcevita. Anche se i loro figli avrebbero dato un rene per la biondina dalla scollatura generosa. Perché evidentemente il cuore di mamma si ferma cinque centimetri sopra l’ombellico. Queste donne, che dovremmo ringraziare, ci hanno dato l’esatta misura del posto in cui viviamo. Hanno reso a tutti noi un servizio importante. Insomma sono meglio di una telecamera in cabina elettorale. Che altrimenti succedono cose spiacevoli, che ti svegli la mattina dopo e scopri che quello uscito dalle urne non è il paese che ti immaginavi.