La gentilezza che ho perduto tra lacrime di passione/ L’amore che è nato e che qui mi è stato donato/ La ragione del cuore che ho perduto/ Sono forse la mia stessa debolezza…?/ E’ allora la prova della tristezza, causata dalla giustizia assoluta/ Nella pioggia tiepida che non si ferma…”
(“Ryojouku no Ame/ Pioggia di insulti”, traduzione di Zan da www.amniotic-dream.net/direngrey/lyrics/index.htm)
Giusto un assaggio gentile delle tematiche che agitano Kyo, frontman dei giapponesi Dir En Grey: gentile, perché come molti artisti della sua generazione nati nell’ex-impero del Sol Levante Kyo utilizza ogni materiale a disposizione senza limiti di sorta, mescolando momenti di melanconica introspezione a deliri rabbiosi. Allo stesso modo, piega e adatta il suo talento vocale all’intera gamma di stili e interpretazioni: da morbido, quasi crooner, al più ancestrale dei growl, spostando strategicamente l’ascoltatore dalla nostalgia al fastidio. Dietro e accanto a lui, la band assembla scenari sonori altrettanto eterogenei, innestando sulla prevalente linea metal/hardcore elementi di rock, punk e persino pop: mai lineari e diretti, sempre introversi, i Dir En Grey si formano nel febbraio del 1997, dopo lo scioglimento dei La:Sadie’s, dei quali mantengono quattro quinti di formazione. A Kyo, Kaoru (chitarra), Die (chitarra) e Shinya (batteria) si aggiunge il nuovo bassista Toshiya per una line-up destinata a durare sino ad ora, realizzando sei full-lenght incluso l’appena pubblicato “The Marrow Of A Bone” (febbraio/marzo ’07).
L’esordio ufficiale è del 1999 dopo una fortunata serie di singoli: a “Gauze” seguiranno “Macabre” (’00), “Kisou” (’02) “Vulgar” (’03) e “Withering To Death” (’05), primo dei loro lavori a ottenere distribuzione anche in Europa e considerato l’apice della loro carriera. Nello stesso anno suonano per la prima volta nel vecchio continente ed entrano in classifica in Finlandia al trentunesimo posto. Questo pone le basi per il tour americano dell’anno successivo, durante il quale Kyo deve essere ricoverato per infiammazione delle corde vocali (è la seconda volta in carriera; il ragazzo è anche famoso per ricorrere alla pratica dell’auto-mutilazione durante i concerti). Al rientro in Giappone suonano al Loud Park Festival insieme a Slayer, Megadeath e Children Of Bodom. “The Marrow Of A Bone” potrebbe essere, a questo punto, l’album di una band acquietata dal raggiungimento della vetta e intenta a guardarsi attorno: niente di più inesatto, invece, dal momento che il fin troppo concettualmente impacchettato cd contiene oltre cinquanta minuti di furia e tensione. I Dir En Grey suonano come se fosse la prima volta, senza risparmio, mescolando ingredienti sonori frantumati dalla velocità. Nel recensire l’album, l’enciclopedico “AllMusic.com” vi individua “qualcosa che può piacere e offendere chiunque” allo stesso tempo. E’ una valutazione esatta, dal momento che, se alcune parti risultano al limite dell’ascoltabile, l’intero in sé affascina nella sua inquietudine. Al pari di certo cinema giapponese (da “Tetsuo” di Tsukamoto in giù) o delle punte più alte della produzione manga, i Dir En Grey non lesinano in crudeltà e masochismo, senza perdere di vista l’ossessione rituale/disciplinare propria della cultura orientale. Si arriva alla fine dell’album avvolti in un clima di schizoide distruttività anche auto-inflitta e tuttavia decisi a continuare – non fosse altro perché non c’è (non sembra esserci) altro da fare. Un “mood” che ha caratterizzato generazioni passate e sembra tornato, negli ultimi anni, come mutazione virale capace di aggirare molti anticorpi; favorita, magari, da climi sociali rigidi o assenza di concrete, serene prospettive di futuro. Meglio la catarsi a tutto volume, comunque, dell’auto-annichilimento silenzioso.