Si sono appena chiuse le urne del primo turno presidenziale in Francia. Ci sono tre notizie, due buone e una cattiva. Cominciamo dalla cattiva, come si conviene: Nicolas Sarkozy, il campione del gollismo, ha un’affermazione molto forte. Ottiene circa il 30 per cento dei voti e parte favorito per il secondo turno: nella sua posizione di destra netta, decisionista e neo-autoritaria non avrà difficoltà a incamerare gran parte dell’11 per cento ottenuto dal nazionalista Jean-Marie Le Pen. Sarkozy esprime tutto il velleitarismo di una grande nazione d’Europa in forte crisi d’identità. La Francia vive le medesime convulsioni in cui si dibatte l’Italia: ma se la nostra storia corporativa ha fatto emergere nel passaggio di secolo i patrimoni individuali in politica, la centralità dello Stato in Francia fa stringere la nazione attorno al potere pubblico, ben incarnato oggi dal nuovo uomo forte del gollismo. Viste le pagine e le strisce rosse che questo personaggio si è conquistato sull’Unità, ci pare utile rilevare che si tratta di una figura estremamente pericolosa per la politica europea, e ancor più pericolosa per il governo italiano. Primo perché, se diverrà presidente, interpreterà in pieno l’aspirazione francese di fare dell’Europa una Francia allargata: tenterà quindi di rispondere alla crisi della propria nazione cercando di mettere le istituzione dell’Unione a servizio delle alte classe dirigenti (burocratiche ed economiche) francesi. Per fare questo avrà bisogno di alleati: e tenterà, come fanno per tradizione i gollisti, di dirigere tutte le forze sullo scacchiere, distribuendo a ciascuno una parte in commedia (commedia, ça va sans dire, scritta da lui). Mirerà soprattutto a mobilitare le sinistre del continente, per farne la propria carne da cannone. La sirena che verrà suonata potrebbe essere quella di un’Europa politica forte. I socialisti avranno difficoltà a smarcarsi da questa strategia, visto un certo loro tradizionale codismo. Penseranno cioè, come fecero i garibaldini nel Risorgimento italiano, che spetta alla borghesia costruire l’unità, mentre le forze con radicamento popolare avranno il compito di democratizzare le istituzioni una volta che queste siano state costruite. E quindi rischiamo di essere nuovamente mandati a fare la spedizione dei Mille. E se Sarkozy ha citato Gramsci in campagna elettorale, abbiamo già capito a chi cercherà di rivolgersi in prima battuta.
Veniamo ora alle buone notizie: la prima è l’altissima partecipazione al voto che costituisce il primo segnale positivo venuto dal corpo elettorale francese, dopo il catastrofico esito del referendum sulla costituzione europea. I francesi hanno finalmente capito che non possono più arricciare il naso di fronte alla politica: se ne devono occupare, e se i loro rappresentanti non li convincono, pensino a cambiarli.
Ma la notizia migliore per noi è l’accesso di Ségolène Royal al secondo turno con circa il 26 per cento dei voti: i socialisti tornano così a essere una delle due forze fondamentali del sistema politico francese. I lunghi anni di esilio, seguiti alle ultime presidenziali, hanno fatto molto male alla Francia, al socialismo e all’Europa. I figli diretti di quella clamorosa sconfitta sono stati due: la disperata ribellione del proletariato francese nel 2005, a cui il governo rispose con lo stato d’assedio, facendo regredire il conflitto sociale a una brutalità ottocentesca; la bocciatura della costituzione europea nel referendum, che ha inceppato tutto il processo di costruzione dell’Europa, creando una crisi istituzionale senza precedenti. Oggi i socialisti sono di nuovo sulla scena. La corsa per il secondo turno sarà per loro difficile: il consenso che si è espresso alla loro sinistra è polverizzato in tanti candidati, con la definitiva marginalità del Pcf, e la sopravvivenza dei ferrivecchi trockisti. Ma c’è una strada: il candidato di centro François Bayrou, un uomo di cultura politica cattolica e democratica, e che si è presentato come chiaramente alternativo a Sarkozy, ha ottenuto il 18 per cento dei suffragi. Se in queste due settimane i socialisti francesi imboccheranno con decisione la strada di un’alleanza organica di centro-sinistra, ciò che nella loro crisi non sono riusciti a fare negli anni scorsi, possono invertire anche in breve tempo i pronostici: i numeri in questo scenario passerebbero dalla loro. Vorremmo tanto che nei prossimi giorni, insomma, soffiasse sulla Francia una forte brezza italiana: porterebbe un sole bellissimo lì e in tutta Europa.