Michele l’intenditore

Ricordate la pubblicità del Glen Grant? Un piccolo party in un elegante salotto dove, all’improvviso, un povero diavolo di nome Michele, “l’intenditore”, viene accerchiato e costretto a bere – chissà perché bendato – un bicchiere di whisky, per poi sentenziare: “Colore chiaro, gusto pulito, è Glen Grant”. Questa scenetta ci è tornata in mente leggendo la stroncatura che del nuovo saggio di Michele Salvati ha fatto sul Corriere della sera Ernesto Galli della Loggia. Salvati, infatti, non solo scrive da anni sul Corriere, ma da decenni sul Corriere è indicato quale luminoso esempio da seguire a tutta la sinistra italiana. Non passa giorno senza che un editoriale del Corriere non esorti qualcuno a seguire la via tracciata da Salvati. E poi, quando lui porta a termine la sua opera definitiva, ecco che arriva Galli, e che dice? “Secondo Salvati dovrebbero essere tre i punti qualificanti del nuovo Partito democratico: riduzione delle tasse, sicurezza dei cittadini, flessibilità del lavoro. Leggendo mi chiedevo, ma non era più o meno questo tanto tempo fa il programma di una certa signora Thatcher?”. Ecco fatto. Lo diciamo con tutto il rispetto per un fine degustatore di sinistre moderne come Salvati: lasci perdere certi salotti in cui lo chiamano sempre a fare “l’intenditore”. E’ chiaro che lo prendono in giro.