Nel magro dibattito sul concorso notarile prima sospeso e poi annullato è spiccata una dichiarazione di Ignazio La Russa: “Ho scoperto che mio figlio è andato a fare il concorso di notaio senza neanche dirmelo. Mi sono anche arrabbiato con lui”. E si capisce: chi avrebbe mai pensato che il ragazzo fosse così sfacciato da studiare per tanti anni di nascosto dai genitori? Detto questo, salvo augurarsi per la sicurezza di tutti che il nostro vigile ministro della Difesa dedichi alle forze armate un’attenzione maggiore di quella che mostra in famiglia, nessun problema. A stupire è il seguito. “Mi ha detto – ha continuato infatti La Russa – che se si costituiranno parte civile, lui vuole partecipare perché si sente assolutamente parte lesa, anche se spera come tutti gli altri di non dover buttare via le due prime prove che ha già sostenuto”. Un momento. La terza prova non è neppure cominciata proprio per le proteste dei candidati, alla notizia che la traccia del giorno prima era praticamente identica, refusi compresi, a quella già svolta come esercizio in un istituto romano. Se dunque il giovane La Russa non vuole “buttare” una prova simile, perché dovrebbe costituirsi “parte lesa”? Lesa da chi? Da coloro che hanno protestato e fatto sospendere un concorso che lo stesso ministero ha poi ritenuto fosse da annullare? Ci dica.