No, un anno fa non lo avrebbe immaginato davvero nessuno. Donald Trump Presidente degli Stati Uniti non lo quotavano nemmeno i bookmakers. E una volta conquistata la nomination repubblicana, la vera questione parve essere la prossima implosione del suo partito e non come sconfiggere un’avversaria esperta, competente, con più risorse e, soprattutto, capace di intercettare meglio i voti di un’America sempre più diversa e meno bianca. La mappa elettorale sembrava conferire un ulteriore, strutturale vantaggio alla Clinton, che aveva una pluralità di opzioni per giungere ai fatidici 270 grandi elettori, laddove il suo avversario non poteva permettersi passi falsi: doveva vincere swing states nodali, come la Florida e l’Ohio, e sottrarre ai democratici stati del midwest postindustriale, dal Michigan alla Pennsylvania. E invece l’impensabile è accaduto… continua a leggere
(Il Messaggero)